Il Senato manda a processo Matteo Salvini, per la seconda volta in pochi mesi. Dopo la vicenda Gregoretti, la maggioranza di Palazzo Madama approva compatta – 149 sì e 141 contrari – favorevole anche Italia Viva, l’autorizzazione a procedere ai danni dell’ex ministro dell’Interno per il caso Open Arms.
Salvini viene a sapere dell’esito del voto, mentre si trova in macchina, verso Milano Marittima, lo stesso luogo, il celebre Papeete, dove proprio l’anno scorso staccò la spina al governo di cui era vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Un segnale dal forte significato simbolico per dire che la Lega riparte da se stessa, dalla propria “comunità”, consapevole di “stare nel giusto”.
Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò, anche perché solo in questo luglio gli sbarchi sono sei volte quelli dello stesso periodo di un anno fa, con la Lega al governo. Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso. Mi tengo stretto l’articolo 52 della Costituzione (“la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”) e ricordo le parole di Luigi Einaudi: “Quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra”. Non ho paura, non mi farò intimidire e non mi faranno tacere: ricordo che per tutti i parlamentari, presto o tardi, arriverà il giudizio degli elettori.
Quindi ripete le parole già usate in aula: “Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso”. “Chi mi manda a processo – è il passaggio con cui ha chiuso il suo intervento – mi fa un regalo. Ci vado a testa alta convinto che il tempo è galantuomo”. La sua strategia difensiva è sensibilmente cambiata rispetto alle altre volte in cui si dovette difendere sempre dalle stesse accuse di sequestro di persona. In passato, il suo obiettivo era esclusivamente dimostrare che i suoi atti contro le Ong “erano collegiali del governo” e che quindi, con lui, andavano processati anche Conte e i ministri Cinque Stelle. Stavolta, invece, secondo Salvini, siamo di fronte a una maggioranza che “sceglie la via giudiziaria e non quella democratica di libere elezioni per battere i suoi avversari politici”. Una linea di difesa collaudata, adottata, del resto, per decenni da Silvio Berlusconi. Ed è proprio il Cavaliere che, commentando il voto, ribadisce come “ancora una volta, l’uso politico della giustizia sia l’arma con la quale la sinistra vuole liberarsi degli avversari”.
E’ lo stesso metodo – ricorda l’ex premier – che hanno usato contro di me. Con 96 processi e 3636 udienze. Sulla stessa linea anche la leader di FdI, Giorgia Meloni: “Quando saltano le regole dello stato di diritto – nessuno è più al sicuro”. Una svolta frutto dei due scandali che hanno reso ancora più complicato il sempre difficile rapporto tra politica e magistratura: le parole della chat di Luca Palamara ostili a Salvini e soprattutto la bufera giudiziaria che sta travolgendo la giunta lombarda, guidata dal Presidente leghista Attilio Fontana. Scandali che, sulla carta, hanno avvicinato la Lega e Iv, ambedue convinte che serva urgentemente una riforma della giustizia.
Non a caso, infatti, proprio Matteo Renzi era il sorvegliato speciale per capire se la sua linea “garantista” lo avrebbe spinto sino a “salvare” il leader sovranista. Alla fine Iv, cambiando idea rispetto al voto in Giunta, ha mandato a giudizio il segretario leghista. Renzi ha ammesso che l’altro Matteo “non agì per interesse pubblico” e quindi va processato. Tuttavia anche lui ha definito il rapporto magistrati-politica “l’elefante nella stanza”, arrivando a chiedere che a settembre “maggioranza e opposizione si siedano intorno ad un tavolo e inizino a discutere del rapporto tra magistratura e politica”.
Invito però bruscamente respinto al mittente proprio dal ‘Capitano’: “Noto il silenzio dei Cinque Stelle, meglio delle supercazzole di Renzi. Vedo che ha come modello De Gasperi ma si comporta come uno Scilipoti qualsiasi. Parlare con Renzi e Bonafede è una cosa che fa ridere. Renzi – ha concluso Salvini – ha la credibilità di una pianta grassa, non gli credono nemmeno i suoi genitori”.
Giulia Bongiorno, penalista di grido ed ex ministro, è pronta a difendere Matteo Salvini sul caso Open Arms. Intanto, non incombeva sull’Italia l’obbligo di dare un porto sicuro, e questo è pacifico. L’obbligo gravava sulla Spagna, Paese di bandiera della nave, o su Malta, luogo più vicino. Inoltre, in Italia esisteva un decreto che vietava ingresso, transito e sosta nel mare territoriale italiano”. Tutti motivi per l’avvocato, per cui non può “sussistere il sequestro. Il comandante ha reiteratamente rifiutato le molteplici alternative”. Per la Bongiorno, intervistata da Repubblica, “Salvini ha fatto il proprio dovere di ministro, perseguendo l’interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori, tutelando l’ordine pubblico.
“Siamo veramente in uno Stato alla rovescia, uno Stato che nell’ultimo mese è stato invaso da migliaia di clandestini, con un’impennata del 600% rispetto allo scorso anno, uno Stato che al posto di ringraziare il ministro Salvini che aveva fermato l’invasione e la tratta di essere umani lo manda a processo per aver fatto il suo dovere, per aver fatto quanto gli imponeva il suo ruolo istituzionale e la lealtà verso i cittadini”, ha detto il senatore della Lega Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato.
Così – ha aggiunto – non vengono processati gli scafisti, i trafficanti di esseri umani, i criminali che lucrano su questo business, ma chi stava riuscendo a fermarli. Del resto nulla nuovo. Da Dalla Chiesa a Falcone e Borsellino tanti valorosi uomini di Stato che tentavano di fare il loro dovere con coraggio e dignità sono stati pugnalati alle spalle, abbandonati e traditi, proprio dalle istituzioni che servivano. Siamo veramente un Paese alla rovescia ma io sto con Salvini sempre e comunque.
“Vergognoso paragonare una figura come quella del senatore Salvini a uomini che hanno davvero pagato con la vita il servizio reso allo Stato e, al contrario dell’ex ministro, non si sono serviti dello Stato nello spasmodico tentativo di incrementare consensi e followers”, ha detto il deputato di Italia viva Marco Di Maio, replicando al senatore della Lega Roberto Calderoli.
”Capisco il fastidio a doversi misurare con la verità dei fatti e con le proprie responsabilità, ma – ha aggiunto – non si tirino in ballo figure che per la loro storia e il loro sacrificio rappresentano patrimonio comune e condiviso da tutti gli italiani”.
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