‘Quello raccontato dalla giornalista della tv tedesca N-tv Nadja Kriewald e quello testimoniato dal video diffuso da Open Arms sarebbero due interventi diversi, uno ad 80 miglia davanti ad al Khoms, l’altro davanti a Tripoli’, scrive su Twitter il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto, che era a bordo della nave Astral della ong spagnola: ‘Mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca, un’altra lasciava in mezzo al mare 2 donne ed un bambino’, racconta Palazzotto, per il quale la versione della giornalista tedesca non sarebbe altro che un ‘maldestro tentativo di depistaggio’.
Ma Palazzotto rimane sicuro di quel che ha visto con i suoi stessi occhi, come raccontato ad Huffpost: ‘Tra i rottami c’erano tre corpi 2 donne ed un bambino di circa 4 anni. Ci siamo accorti subito che una delle donne era ancora viva ed è partita la macchina dei soccorsi. Mentre ultimavamo il recupero dei cadaveri è arrivato il comunicato della Guardia Costiera libica che annunciava un salvataggio umanitario in nel tratto di mare indicato. Si erano dimenticati di dire che avevano abbandonato lì 3 persone di cui almeno una sicuramente viva’.
‘Due ore prima il comandante della motovedetta mi ha detto che c’era stato un intervento di un’altra unità della Guardia Costiera. Non voglio commentare le affermazioni dell’Ong spagnola. Ma è anche possibile che parliamo di due salvataggi diversi. E che quello cui io ho assistito non sia quello denunciato da Open Arms nel quale putroppo sono morte una donna e un bambino e una seconda donna è stata stata salvata’, dice da Tripoli parla Nadja Kriewald, reporter di punta dell’N-tv tedesca. Una testimone oculare. Che a caldo fornisce nuovi particolari:
Nel salvataggio a cui io ho assistito nessun migrante si è rifiutato di salire a bordo. E i marinai mi hanno detto che non c’era più nessuno a bordo prima che affondassero il gommone per non farlo cadere nelle mani dei trafficanti. Non posso essere assolutamente certa di questo, non ho controllato personalmente perché eravamo su una barca strapiena, era buio fitto. Ma no, non credo che ci fosse più nessuno, anche se non posso escludere che qualcuno fosse ferito in mare.
Eravamo nella base quando alle 17 è arrivata una chiamata di aiuto. Con il mio cameraman Ingo Roman Becker e un collega libico siamo saliti a bordo della motovedetta ‘Ras Sdjeir’ del capitano Rami Rameid. Abbiamo navigato per circa cinque ore. Erano le 22 quando abbiamo visto il gommone. Era stracarico di gente. Un inferno. Mano a mano che ci avvicinavamo, sentivamo un forte odore di feci, di urina, di vomito: la prova che quegli esseri umani erano lì a bordo, ammassati, da giorni in condizioni igieniche pietose. Come mi hanno poi detto, erano lì senza acqua o cibo. I migranti morivano di sete, sapevano che non avrebbero resistito in mare un altro giorno. Le operazioni di soccorso sono durate un’ora circa.
Gli uomini dell’equipaggio della Guardia Costiera hanno salvato 165 persone. A bordo era presente una bambina morta, una bambina di due anni della Costa D’Avorio.