Su Mick e compagni aleggia ancora l’ombra del suicidio della compagna del cantante L’Wren Scott. Ma basta salire sul palco e Jagger, Richards, Watts e Wood e tutto passa in secondo piano: morte, vita, politica e soprattutto età. Perché le loro canzoni il pubblico le canta, le chiede, le sogna. A Oslo è iniziato il tour europeo degli Stones, e in Italia è già iniziata l’attesa per il 22 giugno, al Circo Massimo di Roma “Se potessi conficcarmi un coltello nel cuore / un vero suicidio sul palcoscenico / sarebbe abbastanza per voi giovani famelici” canta Mick Jagger nella bolgia della Telenor Arena di Oslo virando le suggestioni più forti di una “It’s only rock’n’roll (but I like it)” dai sapori rock-blues in un dolente spaccato di vissuto. Una celebrazione rock aperta da Sir Mick, Keith Richards, Charlie Watts e Ron Wood con la forza tellurica di una “Jumpin’ Jack Flash” cantata a squarciagola dai ventiduemila dell’Arena, dopo che sui maxischermi ai lati e sullo sfondo del palco, delimitato da una smisurata cornice decò dalla colorazione cangiante, quella linguaccia strafottente divenuta grazie al designer John Pasche un logo del rock. L’originale è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra. Sono 65 i brani messi a punto, infatti, per questo tour da Jagger, Richards, Watts e Wood, affiancati sulla scena da Darryl Jones, basso, Chuck Leavell, tastiere, Bobby Keys e Tim Ries, fiati, Lisa Fischer e Bernard Fowler e cori, durante le prove dello scorso febbraio negli studi Planet Live di Bondy, alla periferia di Parigi, prima di spostarsi ad Abu Dhabi per il varo del tour; fra questi pure “Emotional rescue”, impreziosita nella notte norvegese da un assolo al sax di Keys. “Miss you” mette invece tra le mani del cantante una Fender fiammante e “Gimme shelter” gli regala un affondo di crudele attualità – “La guerra, bambini, è lontana solo uno sparo, è lontana solo uno sparo / Stupro, omicidio, è lontana solo uno sparo, è lontana solo uno sparo / Mmm, l’alluvione sta minacciando proprio la mia vita oggi / Dammi, dammi un rifugio o io svanirò” – con la complicità vocale di una Fisher superba. L’epilogo poggia sulla corsa senza fiato che da “Start me up” porta alla infernale “Sympathy for the devil “ e all’altrettanto obbligata “Brown sugar” e della chiusura con I can’t get no Satisfaction.
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