In tutta Europa gli statali sono sottoposti a rischi che possono ripercuotersi sulla loro salute ma anche sul funzionamento dell’amministrazione. A mettere in guardia dallo stress che incombe su chi lavora nella P.a è il Comitato per il dialogo sociale, che riunisce i rappresentanti sindacali di tutti i Paesi dell’Ue. L’allarme è messo nero su bianco in una guida, intitolata ‘Benessere e sicurezza sul lavoro’. Manuale diffuso in Italia dalla sigla del pubblico impiego della Cgil. Dalle molestie alle violenze da parte di terzi al mobbing, dalla precarietà ad orari di lavoro irregolari: diversi sono i fattori che possono rientrare nella casistica dei cosiddetti ‘rischi psicosociali’ che sembrano oggi rappresentare – si legge nel pamphlet – la principale minaccia alla salute e al benessere dei dipendenti e dei funzionari pubblici.
L’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu-Osha) in uno studio del 2014, su sette fattori di rischio psicosociale ha mostrato che, per quanto riguarda sei di questi, l’amministrazione pubblica indicava livelli di rischio superiori alla media. In particolare, violenza e maltrattamenti da parte di clienti e utenti, pazienti, allievi e altre categorie ‘difficili’, rappresentano un rischio particolarmente elevato nell’amministrazione centrale: riscontrato in oltre i due terzi delle sedi oggetto dell’indagine (68% contro il 58%).
La Guida dà quindi dei suggerimenti: dall’individuazione dei rischi alla ricerca di figure e strutture di supporto, passando per una formazione specifica, e tenendo in considerazione l’elevata percentuale di donne impiegate nell’amministrazione centrale e il fatto che le lavoratrici siano maggiormente esposte a molestie. Riportando le migliori pratiche, vengono date anche indicazioni precise, dall’illuminazione degli uffici alla realizzazione di uscite di sicurezza, dalla flessibilità più completa degli orari al ‘diritto a disconnettersi’, alla possibilità di lavorare a distanza sfruttando le tecnologie di oggi.