PA: 3,2 mln dipendenti a fine 2020, ai minimi da 20 anni

I dipendenti pubblici all’inizio del 2021 erano 3,2 milioni, in calo di 31.000 unita’ rispetto al 2020 e al minimo storico negli ultimi 20 anni. Lo si legge in un rapporto presentato oggi al Forum Pa nel quale si sottolinea che ci sono almeno 300.000 persone prossime alla pensione nel prossimo triennio. Sono invece 119 mila i nuovi ingressi previsti nel 2021 dai concorsi. I pensionati da lavoro pubblico sono 3,03 milioni, in un rapporto di 94 pensioni erogate ogni 100 contribuenti attivi.

“La pubblica amministrazione italiana – si legge – si conferma vecchia (in media 50 anni di eta’), scarsamente aggiornata (mediamente 1,2 giorni di formazione per dipendente l’anno), in difficolta’ ad offrire servizi adeguati a imprese e cittadini (il 76% degli italiani li considera inadeguati, mentre gli europei insoddisfatti sono il 51%), eppure chiamata ad essere il motore della ripresa” Lo svecchiamento dell’amministrazione si intravede: 500 mila dipendenti hanno gia’ oltre 62 anni e 183 mila hanno raggiunto oltre 38 anni di anzianita’ di servizio ed e’ probabile che molti di questi quest’anno useranno la possibilita’ di uscire fino alla fine di quest’anno con Quota 100. Nel contempo sono stati sbloccati i concorsi e nel 2021 sono previsti 119 mila nuovi ingressi a tempo indeterminato nella PA. Al momento gli under 30 sono solo il 4% del personale. Dovrebbero essere inseriti 9875 persone tra regioni, servizio sanitari, comuni, universita’, enti pubblici non economici, enti di ricerca e avvocatura dello stato, a cui si aggiungono circa 91 mila posti della scuola e 18.014 posti di concorsi banditi, conclusi o da concludere. Sono inoltre in arrivo le risorse del PNRR peri 1,3 miliardi di euro, piu’ ulteriori 400 milioni di euro di fondi strutturali UE e cofinanziamento nazionale, per un totale 1,7 miliardi di euro”.

“Quella del PNRR e’ una sfida epocale a cui la PA italiana si affaccia in una situazione critica, dopo anni di disinvestimento: forza lavoro al minimo storico, eta’ media alta, poca formazione e competenze in gran parte giuridico-normative invece che sugli ambiti strategici come digitale e project management – evidenzia Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA,-. Il piano assunzioni e’ un importante passo avanti. Ma non basta. Ora bisogna motivare e valorizzare e formare il personale,”. Se l’intera pubblica amministrazione ha perso nel 2020 lo 0,97% del personale (dopo un aumento dello 0,5% nel 2019) Prefetti, Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non economici e Citta’ Metropolitane hanno perso tra il 5% e il 7% del personale e i Comuni piu’ del 2%. L’unico comparto con una crescita significativa dell’occupazione a tempo indeterminato e’ la Sanita’. Dal confronto europeo, i lavoratori pubblici italiani in rapporto al totale non sono numerosi. Oggi in Italia opera nel settore pubblico il 13,4% dei lavoratori a fronte del 19,6% della Francia e del 16% del Regno Unito. SE poi si fa il confronto tra dipendenti pubblici e residenti in Italia sono il 5,6%, in Francia l’8,4%, in Inghilterra il 7,8% e nella Spagna il 6,8%. Nel 2020 -si legge nella ricerca – l’Italia ha speso 173,4 miliardi di euro per i redditi da lavoro dipendente nel settore pubblico, +0,3% rispetto al 2019, un incremento inferiore al +2,4% inizialmente preventivata per la crescita di personale. Ma nei prossimi anni – avverte la ricerca – “si prospetta una crescita a livelli mai raggiunti nell’ultimo decennio, tra rinnovi contrattuali e arretrati, perequazioni, aumenti Covid per il personale sanitario e assunzioni in deroga: la spesa per redditi aumentera’ di circa 4 miliardi nel 2021, per raggiungere il picco di 187 miliardi nel 2022. Un calo delle entrate complessive di 54 miliardi e maggiori spese per 75 miliardi, invece, hanno portato l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche nel 2020 a -156.860 milioni di euro, il 9,5% del Pil, in aumento di circa 129 miliardi rispetto al 2019.

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