Pace fiscale, 10 rate in 5 anni per rottamare le cartelle

Nell’ultima bozza dello schema di decreto fiscale collegato alla manovra  sono contenuti la nuova rottamazione delle cartelle e la definizione agevolata per le liti pendenti con l’Erario. La rottamazione delle cartelle giunta alla sua terza edizione potrà assicurare all’Erario maggiori entrate per oltre 3 miliardi di euro dal 2019 e oltre 821 milioni in questi ultimi mesi del 2018.

 La cosidetta pace fiscale  targata 5S-Lega prevede, per quanto riguarda la rottamazione-ter, cinque anni per sanare cartelle consegnate alle Entrate nel 2000-2017, possibilità di ricorrere a compensazioni, zero sanzioni e interessi di mora. Un provvedimento che si stima debba avere “un maggior appeal di circa il 70% rispetto a quello registrato per la definizione agevolata” dei governi del Pd, si legge nella relazione tecnica, per la maggiore estensione temporale (5 anni contro 1) e la dilazione dei pagamenti (fino a 6 mesi). Il gettito stimato è di 11 miliardi in cinque anni, circa 2,2 miliardi l’anno.

Si potranno sanare ruoli che riguardano Iva, Irpef, Irap, contributi Inail e Inps non versati e multe stradali assegnate all’Erario dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.

 La platea che potrà regolare i conti con il Fisco comprende sia coloro che hanno dichiarato ma non risultano in regola per difficoltà economiche (come chiedeva M5S), i soggetti che non hanno perfezionato le precedenti edizioni (che avevano tempi di pagamento ben più stretti), sia sospetti evasori che hanno ricevuto un accertamento della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate.

 La nuova definizione agevolata rispetto alle precedenti fruirà di condizioni più “favorevoli”: si potrà effettuare il pagamento delle somme dovute in un arco di tempo particolarmente ampio (cinque anni) con due rate, utilizzando dieci rate semestrali (al 31 luglio e al 30 novembre di ciascun anno) e si potrà utilizzare in compensazione, per tutti i versamenti necessari a perfezionare la definizione, i crediti non prescritti, certi liquidi ed esigibili, per somministrazioni, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pa.

Inoltre se si eseguirà il pagamento in forma rateale, sarà assoggettato ad un tasso di interesse molto ridotto, pari allo 0,3%, anziché a quello del 4,5% e che provvedendo al versamento della prima o unica rata delle somme dovute si potrà ottenere l’estinzione delle procedure esecutive avviate prima dell’adesione alla definizione. La modulistica per aderire alla nuova definizione agevolata andrà presentata entro il 30 aprile 2019.

In arrivo anche la definizione agevolata per le liti pendenti con l’Erario in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in cassazione e anche a seguito di rinvio. In base all’ultima bozza dello schema di decreto fiscale da allegare alla Legge di Bilancio, possono essere definite, a domanda del soggetto che ha proposto l’atto introduttivo del giudizio o di chi vi è subentrato o ne ha la legittimazione, con il pagamento di un importo pari al valore della controversia. Tenuto conto che il valore medio delle controversie definibili risulta piuttosto elevato, in base alla relazione tecnica della quale Adnkronos ha preso visione, “si stima che i pagamenti avverranno in maniera assolutamente prevalente con pagamenti rateali sfruttando il numero massimo delle rate a disposizione; conseguentemente si può stimare che nel 2019 saranno effettuati versamenti in misura pari a 300 milioni di euro (60% del gettito complessivo stimabile); la restante parte (40% del gettito complessivo stimabile), in misura pari a 200 milioni, si può ritenere che sarà versata nel 2020”.

 

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