Sette vittorie nelle prime sette partite di campionato, evento mai verificatosi nella storia del club neppure ai tempi di Maradona e dell’anno successivo al primo scudetto del 1987, quando i successi ad inizio campionato furono solo cinque (solo quattro però sul campo, visto che il successo di Pisa fu decretato a tavolino) e soprattutto la capacità di vincere anche le famose ‘partite sporche’, caratteristica indispensabile per puntare al successo finale e rara per squadre che fanno del bel gioco il proprio marchio di fabbrica.
Ecco le motivazioni per le quali, secondo una firma illustre del giornalismo sportivo italiano quale Giancarlo Padovan, questo per il Napoli, capace di affacciarsi alla seconda sosta del campionato come capolista solitaria, può davvero essere il famoso ‘anno buono’ per apporsi lo scudetto sul petto per la terza volta nella storia.
L’ex direttore di Tuttosport, intervistato in esclusiva da Virgilio Sport, ha tessuto le lodi della squadra di Sarri, non solo in assoluto, ma per quanto visto nel primo scorcio di stagione.
‘Se il Napoli può vincere lo scudetto? Ora o mai più, mi sento di dire. Penso che la squadra di Sarri possa battere la Roma, ma soprattutto che possa puntare davvero a conquistare il tricolore. Quella di quest’anno è un’occasione da non perdere, perché la Juve non è quella delle scorse stagioni e perché inevitabilmente prima o dopo la Roma tornerà molto competitiva e soprattutto lo faranno le milanesi’.
Il Napoli, prosegue Padovan, è una squadra quadrata, consapevole della propria forza e rodata da un anno sul piano tattico e degli uomini. Dal punto di vista del gioco e del rendimento è come se stesse proseguendo quanto fatto nella seconda parte della scorsa stagione e inoltre sta dimostrando la capacità di saper vincere anche partite in cui gioca meno bene: penso a quella in casa della Spal dove forse il Napoli neppure meritava di ottenere i tre punti. Quando succede questo significa che sono state raggiunte una forza e una chimica di squadra che possono fare puntare a raggiungere l’obiettivo finale.