Padre Pierluigi Maccalli, il missionario italiano liberato in Mali, “è in volo per tornare in Italia”: lo riferisce a Vatican News, padre Antonio Porcellato, Superiore Generale della Società delle Missioni Africane. “E’ una gioia immensa, grande dopo due anni di attesa. Siamo contenti”, afferma padre Porcellato che ieri sera ,dopo la notizia della sua liberazione, ha chiamato la sorella che ancora non aveva conferma poi l’ufficialità. “Un po’ ce l’aspettavamo in questi ultimissimi giorni, avevamo speranza perché in Mali c’erano dei movimenti tra il governo e gli jihadisti con la liberazione di 200 ostaggi. Penso alla gioia anche della sua famiglia, di suo fratello Walter che è missionario in Liberia in questo momento e di sua sorella, di suo fratello. Certamente sono momenti di grande gioia”. Nel corso della prigionia, racconta il Superiore Generale della Società delle Missioni Africane, padre Maccalli si è fatto un rosario con delle corde: “Sì, siccome era una condizione difficile perché penso che cambiassero luogo per dormire ogni giorno, molto spesso e anche in un ambiente non cristiano, quindi senza nessun appoggio. Forse il rosario è l’unica cosa facile da riuscire a fare anche per non dare nell’occhio in qualche maniera”. In generale, prosegue il religioso, “viene da una famiglia di grande fede e credo che l’abbia sostenuto in questi due anni di prigionia. È un uomo anche abituato all’Africa e alle sue difficoltà e quindi al deserto, in questi lunghi giorni di attesa, penso che la preghiera lo abbia sorretto ma anche la memoria della Bibbia, dei salmi lo abbia veramente sostenuto e credo abbia rappresentato una presenza incoraggiante anche per gli altri intorno a lui”.
Padre Maccalli “si è sempre messo vicino specialmente ai più piccoli, a coloro che hanno più bisogno. Penso in Costa d’Avorio ai bambini disabili, a Bomoanga in un posto difficile, vicino ai bambini con la scuola, alle donne con gli orti per guadagnare qualcosa. E’ un generoso intraprendente e organizzatore che sa mobilitare gli altri quindi una generosità intelligente che sa provvedere all’altro”, racconta padre Porcellato. Quale sarà la prima cosa che gli dirà non appena lo potrà abbracciare? “Che Dio è grande! Quante persone hanno pregato per lui è incredibile! Da tutte le parti dove conosciuto, ed è molto conosciuto padre Gigi, nella sua diocesi il vescovo da 2 anni ogni mese, il 17, celebra in una chiesa della diocesi una Messa per pregare per lui. Lo scorso settembre, per i due anni dal rapimento, ero in cattedrale a Crema alla fine ci siamo dati appuntamento per il 17 ottobre. Ci siamo detti che speravamo d pregare non per la sua liberazione, ma per esultare e per ringraziare per la sua liberazione e in effetti è così. Sono contentissimo per questo”.