‘Il dibattito e le polemiche in corso sul sistema giudiziario italiano, legato ai casi Santanché, Delmastro e La Russa, è un corto circuito che ciclicamente si verifica allorquando tutto ciò che ‘non è sinistra’ va al governo’, afferma . l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, intervenendo dalle colonne del quotidiano “L’Identità“.
‘C’è un gotha che frena sviluppo e ripresa. Tanto per essere più chiari in Italia funziona in questo modo da circa un trentennio. In questa fase, nella quale il centrodestra ha preso le redini del comando, tale anomalia del rapporto tra politica e magistratura ha finito per accentuarsi. Da qui il tentativo di una parte della informazione, saldata con la parte più politicizzata della magistratura, di strumentalizzare singole vicende del processo penale di turno per poi trasformarle in un casus belli di rilevanza politica. Basta polemiche con la magistratura, avanti tutta con la riforma della giustizia e con la separazione delle carriere. In un Paese in cui anche i cambiamenti più piccoli sono difficili da attuare, la riforma della giustizia è da sempre il totem inattaccabile, la missione quasi impossibile, la vetta più alta, il K2 della politica italiana. I problemi sono quelli di sempre – tempi biblici, uso improprio delle intercettazioni trasformate da strumento di indagine in prove con cui indirizzare il processo mediatico-giudiziario, equiparazione della figura dell’indagato a quella del condannato, abuso della carcerazione preventiva, inversione dell’onere della prova – e le resistenze sono tali da impedire un intervento che restituisca tutele ai cittadini e a chi aspira a investire in Italia’, conclude Palamara.
Il governo Meloni è deciso a giocarsi le proprie carte. La riforma è ormai ai blocchi di partenza. In settimana dovrebbe iniziare l’iter parlamentare al Senato. Il disegno di legge, proposto dal Guardasigilli Carlo Nordio e varato dal governo tre settimane fa, ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria dello Stato, dopo lo stop dettato dalla necessità di reperire risorse per l’istituzione di un ‘Gip collegiale’. E il governo e la maggioranza, dopo le tante polemiche di queste settimane per i casi Delmastro e Santanchè, vuole parlare con i fatti.
Il vicepremier Antonio Tajani, leader di Fi, detta l’agenda: ‘Ora la separazione delle carriere, era il sogno di Berlusconi’.
Lucio Malan sottolinea che non c’è nessuna intenzione di riformare la Giustizia con provvedimenti ‘ad personam’: ‘La riforma è una necessità e una priorità. Constato però alcune strane tempistiche. Quando FI era primo partito, le accuse si concentravano su Berlusconi in primo luogo. Poi c’è stato il periodo in cui era fortissima la Lega e a Salvini, per decisioni prese nei suo ruolo di ministro, è stato imputato addirittura per il sequestro di persona. Ora tocca a Fdl, primo partito, avere inchieste su ministri, sottosegretari. Anche il secondo governo Prodi cadde per una situazione giudiziaria, che coinvolse Mastella. E in generale, lo stesso Renzi fu colpito attraverso i suoi genitori, assolti ora in Cassazione’.
Maurizio Gasparri risponde in modo forte ad Armando Spataro: ‘I vari Spataro, Nello Rossi, Albamonte, De Lucia pensano di essere non soltanto il potere giudiziario, in funzione o in quiescenza, ma anche il potere legislativo e il potere esecutivo. Sono atteggiamenti fuori dai confini della Costituzione’.
Ettore Rosato per Azione-Italia Viva promette pieno sostegno alla riforma: ‘Bisogna che la maggioranza vada fino in fondo; la strada segnata dal ministro Nordio è una strada molto condivisibile, speriamo che la maggioranza gliela lasci percorrere’.
Per Palamara qualcosa sta cambiando: i nuovi magistrati si chiamano fuori da certe logiche: ‘Il doveroso e reciproco rispetto tra le istituzioni dello Stato impone il coraggio delle scelte partendo sempre da una premessa obbligata: mai deve essere messa in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. E a proposito di autonomia e indipendenza il cambiamento della magistratura passa obbligatoriamente dalle nuove generazioni. Qualcosa sta cambiando. Sono tanti quei magistrati che non vogliono essere complici di una contrapposizione tra politica e magistratura dalla quale vogliono chiamarsi fuori. Ne è testimonianza il fatto che a rilasciare interviste contro il Ministro Nordio, il più delle volte al di fuori di ogni galateo istituzionale, sono solo e sempre toghe appartenenti ad una individuata area politica e per lo più magistrati in pensione’.