«La riforma l’ho voluta io» ed è stato proprio per venire incontro alle richieste delle opposizioni che non si sono «toccati i poteri del presidente della Repubblica», rivendica la premier mentre in Senato si sfiora la rissa in Aula sugli emendamenti. Nessun accenno all’andamento dei lavori parlamentari se non per sottolineare che, anzi, i poteri sono stati pure aumentati con quello di «revoca dei ministri». Ma rispondendo all’utente che, con domanda inviata via mail al Corriere.it, chiede se la riforma non «svilisca le funzioni politiche» del Capo dello Stato, Meloni puntualizza che già ora non figura tra i suoi poteri quello di “scegliere il governo». Al presidente della Repubblica, argomenta la premier con un certo piglio, spetta «affidare l’incarico» di formare un governo «sulla base delle indicazioni che arrivano dalle forze politiche». La «libertà di scegliere il governo», insiste, «non è prevista dalla Costituzione se non quando le forze politiche non esprimono una maggioranza». Ecco che allora, prosegue nel ragionamento, il presidente «è costretto a un ruolo di supplenza per una falla del sistema». Ruolo che non gli è né «proprio» né «congeniale» perché implica che debba «schierarsi», «scendere nell’agone della politica». Un fatto che certo «non aiuta la sua funzione di garanzia». Ecco che il premierato allora, sintetizza la leader di FdI, “risolve” questa falla e lascia intatti i poteri di garante della Costituzione dell’inquilino del Colle, che sono anche il “contrappeso”. Peraltro, osserva ancora la premier che prende ampio spazio per sostenere la sua posizione su quella che ha sempre definito la “madre” di tutte le riforme, con il premierato il presidente della Repubblica «mantiene tutti i poteri di controfirma, le indicazioni che manda, tutto quello che vediamo nel dibattito, le volte in cui dice anche “questo non si può fare perché non va bene per la Costituzione”».
Il Senato ha approvato l’articolo 4 del ddl sul premierato elettivo. L’articolo elimina la controfirma del governo su una serie di atti propri del presidente della Repubblica. «Gli atti del Presidente della Repubblica – recita il nuovo articolo 89 della Costituzione – sono controfirmati dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. Non sono controfirmati la nomina del presidente del Consiglio dei ministri, la nomina dei giudici della Corte costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi alle Camere e il rinvio delle leggi».
L’Aula di Palazzo Madama ha sospeso l’esame del ddl sul premierato elettivo che riprenderà dopo le elezioni europee, martedì 11 giugno alle 16