Da quando è scoppiata la crisi del Canale di Suez, ogni giorno circa 2 milioni di container “cercano casa” nel Mediterraneo. Se Rotterdam è il porto ideale per la logistica (infatti, con una sola operazione il container viene sbarcato dalla nave e, tramite il nodo logistico intermodale, viene caricato su treno veloce e portato a destinazione), purtroppo il Mediterraneo è privo di strutture del genere. Però, dalla fine del 2023 Rotterdam ha perso dal 6 al 10% del solito traffico, quota che si è riversata nel Mare Nostrum. Infatti, per compensare i maggiori costi di trasporto, caro-noli e assicurazioni, gli armatori preferiscono accorciare le rotte della catena logistica e del valore: quotidianamente 40 navi continuano ad attraversare Suez, mentre altre 30 compiono il periplo dell’Africa e rientrano nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra. Si tratta, dunque, di settanta meganavi al giorno, molte delle quali ora fanno scalo nei pochi porti “transhipment” disponibili (Algeciras, Valencia, Barcellona, Vado Ligure e Gioia Tauro), dove, mancando il collegamento con la ferrovia, i container vengono trasferiti su navi più piccole che provvedono alla consegna in porti minori, per lo più del Sud Italia. Dove, purtroppo, i tempi si allungano.
Ecco perchè tutti i maggiori armatori e operatori della logistica internazionali chiedono con forza di attrezzare rapidamente gli scali del Sud Italia con piattaforme logistiche, nodi intermodali e collegamenti ad una ferrovia veloce che porti fino al Nord Europa.
Insomma, per dirla con una provocazione, il Nord del mondo chiede tanti “Rotterdam” al Sud Italia. Una provocazione che il Gruppo Mezzogiorno dei Giovani imprenditori dell’Ance rilancerà, assieme ad un elenco di proposte per recuperare un trentennale ritardo sul fronte delle infrastrutture nel Mezzogiorno.