Palermo. Ance Sicilia: Stato stronchi la mafia sull’Alta velocità

“L’attentato incendiario ai danni di un associato di Ance Enna, al quale va tutta la nostra solidarietà,
avvenuto nel cantiere lungo la tratta Bicocca-Catenanuova dell’Alta velocità Palermo-Catania, nonostante i protocolli di legalità, i  controlli digitalizzati e la presenza di un colosso mondiale come
Webuild, è un segnale molto preoccupante che richiede una reazione corale e unitaria, senza tentennamenti”. Lo afferma Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che lancia l’allarme al governo Meloni e a tutte le istituzioni: “Se la mafia – osserva Cutrone – pensa di potere rialzare la testa al punto da sfidare lo Stato bloccando un’opera strategica di interesse europeo e nazionale e voluta da Bruxelles e da Roma nell’ambito del ‘Pnrr’, vuol dire che non ha capito che il proprio tempo è finito e che all’interno
dell’organizzazione di Cosa nostra c’è qualche nostalgico dei tempi dei ricatti alle istituzioni. Qualcuno – analizza Cutrone – che evidentemente è così arrogante da osare mettersi contro l’Europa e l’Italia cercando di impedire l’avanzare dell’Alta velocità e del  progresso anche nel centro della Sicilia. Una sfida gravissima – osserva Cutrone – che lo Stato ha il dovere di raccogliere intervenendo subito, con determinazione, con ogni mezzo e risorsa a disposizione per stroncare sul nascere e reprimere ogni velleità eversiva. Per tre ragioni: affermare la legalità affinché nessuno possa farsi l’idea che nelle lande desolate del centro della Sicilia ci possa essere una sorta di ‘terra di nessuno’ nella quale la mafia possa sentirsi più forte dello Stato; difendere e tutelare l’incolumità di imprese e lavoratori impegnati nei cantieri dell’Alta velocità; dimostrare al mondo intero che anche in Sicilia si può venire a fare investimenti senza temere i ricatti criminali”.

“Se Webuild e gli altri giganti del settore delle costruzioni edili – conclude Cutrone – dovessero decidere di andare via dall’Isola, sarebbe un pessimo segnale agli investitori internazionali che metterebbe una
pietra tombale sul futuro di questa terra che è candidata a diventare hub europeo nel Mediterraneo”.

 



“L’attentato incendiario ai danni di un associato di Ance Enna, al quale va tutta la nostra solidarietà,
avvenuto nel cantiere lungo la tratta Bicocca-Catenanuova dell’Alta velocità Palermo-Catania, nonostante i protocolli di legalità, i  controlli digitalizzati e la presenza di un colosso mondiale come
Webuild, è un segnale molto preoccupante che richiede una reazione corale e unitaria, senza tentennamenti”. Lo afferma Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che lancia l’allarme al governo Meloni e a tutte le istituzioni: “Se la mafia – osserva Cutrone – pensa di potere rialzare la testa al punto da sfidare lo Stato bloccando un’opera strategica di interesse europeo e nazionale e voluta da Bruxelles e da Roma nell’ambito del ‘Pnrr’, vuol dire che non ha capito che il proprio tempo è finito e che all’interno
dell’organizzazione di Cosa nostra c’è qualche nostalgico dei tempi dei
ricatti alle istituzioni. Qualcuno – analizza Cutrone – che
evidentemente è così arrogante da osare mettersi contro l’Europa e
l’Italia cercando di impedire l’avanzare dell’Alta velocità e del
progresso anche nel centro della Sicilia. Una sfida gravissima – osserva
Cutrone – che lo Stato ha il dovere di raccogliere intervenendo subito,
con determinazione, con ogni mezzo e risorsa a disposizione per
stroncare sul nascere e reprimere ogni velleità eversiva. Per tre
ragioni: affermare la legalità affinché nessuno possa farsi l’idea che
nelle lande desolate del centro della Sicilia ci possa essere una sorta
di ‘terra di nessuno’ nella quale la mafia possa sentirsi più forte
dello Stato; difendere e tutelare l’incolumità di imprese e lavoratori
impegnati nei cantieri dell’Alta velocità; dimostrare al mondo intero
che anche in Sicilia si può venire a fare investimenti senza temere i
ricatti criminali”.
“Se Webuild e gli altri giganti del settore delle costruzioni edili –
conclude Cutrone – dovessero decidere di andare via dall’Isola, sarebbe
un pessimo segnale agli investitori internazionali che metterebbe una
pietra tombale sul futuro di questa terra che è candidata a diventare
hub europeo nel Mediterraneo”.

Ufficio stampa: Michele Guccione 348/2668034



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