È stato arrestato Pizzo Giuseppe, operaio edile 58enne, di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo, gravemente indiziato per essere l’autore dell’assassinio e della distruzione del cadavere di Adekunle Nike Favour, la ragazza nigeriana di appena 21 anni il cui corpo bruciato fu rinvenuto la mattina del 21 dicembre in località Marraffa di Misilmeri.
La giovane era scomparsa il 15 dicembre scorso. Ad allarmare i Carabinieri alcune sue connazionali preoccupate per la mancanza di notizie della 21enne. Unica traccia, una cella agganciata dal suo cellulare che riconduceva al territorio di Misilmeri. Erano le 11 di un freddo dicembre, da allora più nulla. Nessuna notizia. Poi il ritrovamento del cadavere carbonizzato, lasciato sul ciglio di una strada interpoderale in mezzo ai rifiuti.
Le indagini prendono il via dalle testimonianze delle “colleghe”, ricercate con insistenza dagli investigatori, che per giorni hanno percorso la Favorita, avvicinando le ragazze e cercando di superare, non senza difficoltà, il loro riserbo per trovare una pur minima descrizione dei luoghi e dei clienti di Adekunle. L’ultimo avvistamento della ragazza è stato il giorno della sua scomparsa. La giovane, presente nel parco, viene vista salire a bordo del Pick-up nero di un cliente sconosciuto.
Le ricerche effettuate hanno portato a conoscenza di un dato essenziale: nelle vicinanze del ritrovamento del corpo della giovane donna sorge un villino di campagna di proprietà di Giuseppe Pizzo. I carabinieri scoprono che proprio in quell’oscuro casolare era stata portata una prostituta dopo aver ricevuto una denuncia di furti di denaro di una giovane nigeriana mentre veniva riaccompagnata a Palermo. La circostanza appare singolare per tutte le analogie che presenta con il caso sulla scomparsa di Adekunle Nike Favour e i Carabinieri iniziano a concentrare la loro attenzione proprio sul proprietario dell’edificio. Tutto, infatti, sembra portare a lui. Il muratore di Belmonte possiede un Pick-up di colore nero e il suo cellulare registra contatti telefonici con quello della giovane vittima. All’interno della vettura di Pizzo viene trovata una macchia di sangue che gli esami di laboratorio ricondurranno al DNA della vittima. Inoltre, presso il villino è presente una pianta di papiro i cui resti sono stati trovati anche accanto al cadavere carbonizzato. E zolle di terreno intorno al casolare erano presenti sotto le scarpe del cadavere.
Tutto questo fa pensare che il corpo della ragazza sia stato inizialmente nascosto dall’uomo in un luogo nei pressi del villino per essere poi portato presso la discarica e qui bruciato. La pioggia di quei giorni tuttavia non consente la completa carbonizzazione del corpo e aiuta gli investigatori a trovare gli importanti indizi.
Analogie investigative, sopralluoghi meticolosi e precise analisi di laboratorio determinano ora un complesso impianto accusatorio di cui l’operaio è chiamato a rispondere.