Palermo. Operazione ‘Nikla’, 41 indagati e 22 arresti per spaccio di droga

Sono circa 150 i carabinieri che hanno condotto l’operazione ‘Nikla’. I militari di Palermo, hanno indagato 41 soggetti, eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 2 agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti. L’accusa per gli arrestati è di: detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, emesse il 10 L’indagine, durata un anno e mezzo e scaturita da indagini pregresse iniziate nell’ottobre 2008, che avevano già comportato la precedente esecuzione di altre 11 misure restrittive, ha permesso di: individuare una rete di fornitori, pusher e fiancheggiatori dello spaccio di stupefacenti, in prevalenza del tipo hashish, operanti su Palermo e far luce su alcuni canali di approvvigionamento di stupefacenti tra il capoluogo e i più grossi centri della provincia. Durante il blitz sono stati sequestrati  50 chili di hashish e 120 grammi di cocaina. Tra gli arrestati figura anche, Andrea Di Maggio, già noto alle forze dell’ordine per gli stessi reati. L’uomo, da molti suoi clienti affettuosamente chiamato ‘Lo Zio’, era elemento cardine dell’organizzazione criminale. La banda, per effettuare il commercio delle sostanze stupefacenti, si serviva anche di alcuni veri e propri corrieri: tra i quali D’Anna Girolamo, Orofino Fabio, Federico Francesco, Dainotti Nicola, a questi, Di Maggio, faceva effettuare il trasporto di stupefacenti e la consegna ai clienti che l’acquistavano nelle varie parti della Sicilia. In alcuni casi i giovani, convinti ad assumersi i rischi derivanti da tali viaggi, erano già in obbligo con lui o con altri spacciatori per debiti pregressi o si prestavano semplicemente per guadagnare piccole somme. Gli investigatori hanno appurato che, Di Maggio, era solito recarsi dai suoi clienti per ritirare il corrispettivo, prima o dopo la cessione, senza portare con sé la droga proprio per evitare ogni possibile esposizione personale: in sostanza il cliente pagava sulla fiducia nel suo fornitore abituale, dopo di l’uomo, servendosi dei giovani reclutati di volta in volta, organizzava le sue trasferte facendo da apripista con la propria autovettura a quelle dei corrieri che trasportavano lo stupefacente.  Di Maggio, da vero e proprio imprenditore della droga, aveva anche un punto vendita della droga e per questo si serviva di una intera famiglia, che nella casa dove viveva aveva allestito un vero negozio di droga.

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