Palermo. Porti siciliani strategici nel Mediterraneo

Srm: porti siciliani strategici nell’area Med col 24% del traffico Ro-Ro nazionale.

Panaro: “Investire su sostenibilità, digitalizzazione e promozione del
territorio”.

Giannola (Svimez): “Rischi da distribuzione deleghe su porti e Zes fra vari ministeri, i porti meridionali siano la base delle Autostrade del mare per intercettare le merci che transitano nel Mediterraneo”

I porti siciliani, anche grazie alla crisi di Suez, sono sempre più strategici nel Mediterraneo e possono diventare un potente motore di sviluppo della Blu economy nell’intero Mezzogiorno. E’ per questo che Alessandro Panaro, Head of Med&Energy del centro studi Srm di Napoli collegato a Intesa Sanpaolo, domani al convegno “Il mare dentro” organizzato dal quotidiano “La Sicilia” al Marina Yachting
Center di Palermo, illustrando i dati sul traffico marittimo proporrà tre vie per lo sviluppo della Sicilia: investire sulla sostenibilità e sulla digitalizzazione dei porti e promuovere gli insediamenti
produttivi nell’Isola utilizzando il formidabile strumento della Zes Unica del Sud.

I dati di Srm parlano chiaro: la Sicilia ha un sistema marittimo forte, caratterizzato da 3 Autorità di Sistema Portuale che insieme movimentano circa 73 milioni di tonnellate di merci e oltre 27 milioni di
passeggeri. I trasporti marittimi e la logistica sono un comparto fondamentale poiché conferiscono ad un territorio efficienza dei processi di internazionalizzazione delle imprese e sostegno alle esigenze del turismo.

La regione ha un interscambio marittimo pari a 27,6 miliardi di euro (oltre il 90% del totale) e questo dimostra in modo evidente quanto le imprese necessitino di scali sempre più moderni e proiettati verso il
futuro.

Il settore del Ro-Ro (navi che trasportano mezzi gommati) è una delle eccellenze del traffico portuale della Sicilia, ma anche di tutto il Paese. I porti movimentano, infatti, il 24% del totale nazionale.

Quindi, nel traffico container la Sicilia potrebbe avere un ruolo
importante.

La presenza, inoltre, di un numero notevole di arrivi turistici via mare e di 1,7 milioni di crocieristi è la ulteriore conferma di un territorio che deve sempre più essere orientato a migliorare la sua vocazione
marittima ed offrire servizi e mobilità sempre più di qualità.

Della strategicità dei porti siciliani è convinto anche Adriano Giannola, presidente della Svimez che, anticipando i punti principali del suo intervento al convegno, avverte: “E’ da apprezzare la scelta del
governo che ha creato un dicastero ad hoc sul Mare affidato a Nello Musumeci. Preoccupa, però, che la dispersione delle deleghe tra diversi ministeri in materia di porti, di competenza di Matteo Salvini, e di
Zes, attribuita a Raffaele Fitto, non favorisca un approccio unitario al problema che, invece, richiede grande attenzione, visione e tempestivitàper l’alto (e altamente sottovalutato) rilievo strategico che mare e portualità rivestono per il Paese”.

“Oggi – prosegue Giannola – i porti meridionali, segnatamente quelli di Gioia Tauro, Augusta, Palermo, Catania, Bari, Taranto e Napoli, sono strategici al pari se non più di quelli di Trieste e Genova, nella
misura in cui l’Italia intenda riappropriarsi del rango che le spetta nel Mediterraneo. Una priorità che, se per noi è vitale, lo è sempre più anche per l’Europa, alla luce non solo delle guerre in corso e
dell’emergenza energetica, ma anche per la drastica ristrutturazione e riconversione della globalizzazione”.

“In questa prospettiva – analizza il presidente della Svimez – il fatto che l’economia meridionale contribuisca oggi solo per il 10% all’export nazionale, evidenzia quanto poco efficace sia ancora l’attenzione a sviluppare una rete di connessioni con la sponda Sud del Mare Nostrum e
la capacità di intercettare i traffici che da Suez transitano per il Mediterraneo e si dirigono verso svariate destinazioni sul continente.

Da anni la Svimez sollecita lo sviluppo dell’intermodalità marittima e ferroviaria che, oltre a giocare un ruolo determinante per la crescita e la connessione coste-zone interne del Mezzogiorno, risulta essenziale
per conferire all’Italia la sua naturale centralità logistica di area”.

“Le Autostrade del Mare – conclude Giannola – , in particolare lungo le dorsali tirrenica e adriatica, integrate con collegamenti ferroviari internazionali, possono rappresentare innovative modalità̀ da rendere progressivamente sempre più sostitutive anzichè complementari al
trasporto stradale. E la realizzazione e trasformazione di infrastrutture portuali in piattaforme logistiche evolute, sia in termini di capacità che di servizi offerti in connessione con altri hub
del Mediterraneo e con la rete di trasporti europea, è una prospettiva di importanza strategica globale. Ai porti del Mezzogiorno fa capo in prospettiva lo sviluppo delle reti delle Autostrade del Mare. Mettere a
regime visione, strategia e cogente articolazione operativa è ormai un progetto più che maturo, la cui esecuzione deve accompagnare una riorganizzazione mediterranea della globalizzazione sostenibile nel
Mediterraneo”.

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