Usciamo da due anni difficili di emergenza sanitaria, ma il prossimo futuro si delinea comunque preoccupante – sotto altri punti di vista – per gli enti del Terzo Settore. La crisi energetica e il progressivo innalzamento dei prezzi avranno conseguenze dirette e indirette sulla nostra attività: da un lato vedremo crescere alcune voci di spesa e costi fissi, dall’altro prevediamo una contrazione nelle donazioni, viste le difficoltà a cui molte famiglie e tante aziende che ci sostengono potranno andare incontro. Eppure il nostro lavoro non può fermarsi. Nel caso di Fondazione ANT significherebbe lasciare sole le 3.000 persone malate di tumore che ogni giorno assistiamo a domicilio, portando cure mediche e sostegno psicologico.
Non possiamo dunque permetterci di fermare le auto del nostro staff sanitario, 67 delle quali già ibride e ad alimentazione sostenibile, così come non possiamo chiudere le 170 sedi dove le persone vengono ad attivare i nostri servizi o a donare per permettere ad altri di usufruirne. Possiamo però cercare delle soluzioni, alcune più semplici e immediate come l’attivazione di una giornata di smart working settimanale per ridurre i costi, altre più complesse come il passaggio al fotovoltaico che abbiamo cominciato a progettare per la nostra sede di Bologna già da tempo e che stiamo ultimando in queste settimane. Proprio a partire da questa esperienza, è nostra intenzione lavorare sul concetto di comunità energetica per favorire l’utilizzo di fonti rinnovabili, ridurre la dipendenza dal gas e attivare buone pratiche di sostenibilità sul territorio. Parallelamente però è indispensabile che le istituzioni prevedano, così come per il mondo profit, un sistema di interventi e sgravi a supporto del Terzo Settore per far fronte alla situazione. Un aiuto che ci aspettiamo, ma senza restare passivi: la ricerca di soluzioni nuove e modelli replicabili è insita nel concetto stesso di volontariato. Come dicevano i latini, faber est suae quisque fortunae. Sappiamo bene che la crisi energetica è stata amplificata dalla scellerata guerra contro l’Ucraina, ma non possiamo permettere che l’idea di pace, amore libertà e rispetto della vita umana siano messi in secondo piano rispetto al bisogno energetico che ci stritola, anche se questo implica sacrifici da parte di tutti, per tutelare le fasce più deboli della nostra società.
Raffaella Pannuti, presidente Fondazione ANT