La cura Ascierto come è stata ribattezzata la terapia con il Tocilizumab sta dando ottimi risultati come ha spiegato l’oncologo campano sui social: “Il coordinamento dello studio clinico su tocilizumab su tutti i pazienti trattati nei vari ospedali italiani avviene presso l’Unità sperimentale clinica del Pascale, sotto la direzione del dottor Franco Perrone. L’impressione che abbiamo avuto trattando i pazienti nella fase precedente la sperimentazione è incoraggiante. Tuttavia la parola d’ordine è cauto ottimismo. I risultati scientifici definitivi verranno comunicati direttamente da AIFA ma ci vorranno ancora alcune settimane“.
Il lavoro di Ascierto non si ferma al Tocilizumab, il luminare accende una nuova speranza nella lotta al COVID-19 e parla del vaccino: “I primi risultati dei test preclinici dei cinque candidati vaccini della Takis che inducono una forte produzione di anticorpi contro il COVID-19 sono positivi e incoraggianti. Li sperimenteremo, appena pronti, anche a Napoli. Un grande grazie ad Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale”, per aver creduto in me e in tutto quello che stiamo facendo”.
Nel corso di queste settimane è diventato uno dei simboli in Italia nella lotta al Coronavirus. Paolo Ascierto, direttore dell’unità di immunologia clinica del Pascale, si è ritrovato ad essere la speranza non solo dei napoletani ma di un’intera nazione alle prese, giorno dopo giorno, con la drammatica ascesa di un virus che ad oggi ha contagiato oltre 40mila persone provocando più di 4mila vittime.
Così uno dei massimi esperti, anche in ambito internazionale, della lotta al cancro si è ritrovato gruppi social dedicati, striscioni di incoraggiamento affissi per le strade di Napoli e una popolarità forse inaspettata. Tutti parlano di Ascierto e del tocilizumab, il farmaco anti-artrite che ha dato miglioramenti nel trattamento della polmonite che complica l’infezione da Covid 19. La sperimentazione clinica del farmaco è stata approvata in tempi record da AIFA e dal Comitato Etico in una sinergia tra ricercatori e istituzioni di tutta Italia. Le richieste di entrare nel protocollo sono centinaia e giungono soprattutto dagli ospedali del Nord, i più colpiti dall’emergenza.
La sperimentazione con il Tocilizumab è sotto stretto controllo dell’AIFA ed è coordinata dall’Istituto Pascale, però quando le telecamere del TG2 si recano nell’Ospedale di Padova, dove 30 pazienti stanno meglio grazie alla cura Ascierto il luminare scompare.
Durante il servizio del TG, un medico della terapia intensiva di Padova, informa i telespettatori che a Padova, come a Roma e a Milano, si stia utilizzando un farmaco, un certo Tocilizumab, che viene in genere applicato per curare l’artrite reumatoide.
Il medico spiega che grazie al Tocilizumab, stanno molto meglio una trentina di pazienti dalla terapia intensiva e che altre persone affette dal Covid-19 saranno sottoposte a questo trattamento.
Come confermato dallo stesso Ascierto, il Tocilizumab sta funzionando, con risultati importanti già dopo 24 o 48 ore di trattamento. «Quello che noi facciamo – ha spiegato ad askanews – è utilizzare farmaci e strategie per trattare i tumori, queste strategie hanno anche degli effetti collaterali dovuti alla produzione di sostanze che cercano di uccidere le cellule tumorali e il Tocilizumab è uno dei farmaci che utilizziamo nel trattamento di questi effetti collaterali. Il processo che avviene nel polmone in seguito alla polmonite da Covid-19 è molto simile a queste tempeste di citochine che si creano nell’immunoterapia che noi utilizziamo, da qui l’idea di utilizzare il Tocilizumab anche in questa situazione».
E sempre dalle colonne del New York Times arrivano previsioni drammatiche sullo sviluppo del contagio negli Stati Uniti. Lo scenario peggiore elaborato dal quotidiano americano dopo un confronto avvenuto tra un gruppo di esperti statunitensi, parla di un potenziale coinvolgimento tra 160 e 214 milioni di persone che potrebbero essere infettate solo negli Usa dal virus. Secondo gli esperti interpellati dal NYC, «l’epidemia potrebbe durare mesi o anche più di un anno, con contagi concentrati in periodi più breve, scaglionati nel corso del tempo in comunità differenti. Potrebbero morire da 200.000 a 1,7 milioni di persone».