Il problema della pandemia del coronavirus può diventare nelle carceri una vera e propria “calamità”. Lo ha detto il Papa nell’introduzione della messa a Santa Marta, tornando così a chiedere alle istituzioni una soluzione. “Penso a un problema grave che c’è in parecchie parti del mondo. Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento delle carceri – ha detto Francesco -. Dove c’è sovraffollamento, tanta gente, c’è il pericolo che questa pandemia finisca in una calamità grave. Preghiamo per i responsabili, coloro che devono prendere le decisioni, perché trovino la strada giusta e creativa per risolvere il problema”.
“C’è l’abitudine a vedere i poveri come ornamento delle città, come le statue, come una cosa normale”, ha detto il Papa nell’omelia della messa a Santa Marta, sottolineando che “tanta gente è vittima dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale”.
“Ma io li vedo? Me ne accorgo? – ha chiesto Francesco riferendosi ai poveri -. Li incontreremo nel Giudizio e Gesù ci domanderà: come va con i poveri? Su questo saremo giudicati, nel rapporto con i poveri, non per il lusso, i viaggi, la nostra importanza sociale”.
Il Papa ha anche criticato tutte quelle strutture di beneficenza dove lavora tanta gente stipendiata, e nelle quali dunque la struttura assorbe “anche il 40 per cento” delle offerte. Questo “è un modo di prendere i soldi dei poveri”, ha commentato.
Non occuparsi dei poveri è “negazionismo”, ha detto il Papa nell’omelia della messa a Santa Marta aggiungendo: “Questo non è fare il comunista, è il centro del Vangelo, saremo giudicati su questo”.
“Ci sono tanti poveri, c’è il povero che vediamo ma la grande quantità dei poveri sono quelli che non vediamo perché entriamo nella cultura dell’indifferenza che è negazionismo”, ha detto Francesco.