‘C’è un solo Papa. L’altro, Benedetto XVI, è un Papa emerito, una figura che prima non c’era e a cui lui, con coraggio, preghiera, scienza, e anche teologia, ha aperto la strada. Non ho mai dimenticato il discorso che fece ai cardinali il 28 febbraio di tre anni fa: ‘tra voi di sicuro c’è il mio successore, a lui prometto obbedienza, E lo ha fatto’, dice papa Francesco, sul volo da Erevan, ha risposto ai cronisti sulle dichiarazioni di mons. Georg Gaenswein sul ministero petrino che ora sarebbe condiviso tra due Papi, uno attivo e uno contemplativo. ‘Non ho letto le dichiarazioni, non ho avuto tempo per vedere queste cose’, ha premesso Francesco. Benedetto è il Papa emerito, ha spiegato. Lui ha detto chiaramente quell’11 febbraio che dava le sue dimissioni a partire dal 28 febbraio, che si ritirava ad aiutare la Chiesa con la preghiera. E benedetto è nel suo monastero, pregando, io sono andato a trovarlo, lo sento ogni tanto al telefono. L’altro giorno mi ha scritto una letterina, con quella firma sua, facendomi gli augurio per questo viaggio. Io ho ringraziato pubblicamente Benedetto perché ha aperto la porta ai Papi emeriti: 70 anni fa i vescovi emeriti non c’erano, oggi ci sono, Ma con questo allungamento della vita non si può reggere la Chiesa ad una certa età. Ci sono gli acciacchi. E lui con coraggio, con preghiera, e anche con scienza, con teologia, ha deciso di aprire questa porta. Ma c’è un solo Papa, ha ribadito. Tocca poi, papa Francesco, la questione di aver usato il termine genocidio sulla questine delle morti degli armemi: ‘In Argentina quando si parla di sterminio degli armeni sempre si usava la parola genocidio. Non ne conoscevo un’altra. Solo quando sono venuto a Roma ho sentito un’altra parola, il ‘grande male’, la tragedia terribile. E mi hanno detto che l’altra era offensiva. Per il mio passato con questa parola, per averla già usata pubblicamente, sarebbe suonato molto strano se non l’avessi usata in Armenia. Ma non l’ho mai detta con animo offensivo. Io ho sempre parlato di tre genocidi nel secolo scorso: il primo quello armeno, il secondo quello di Hitler e l’ultimo quello di Stalin. Ce ne sono stati altri, ad esempio in Africa, ma questi sono quelli nell’ambito delle due grandi guerre. Io mi domandavo perché ci sono alcuni che sentono questo non è un vero genocidio. Un legale mi ha spiegato una cosa che mi ha interessato molto: che ‘genocidio’ è una parola tecnica, c’è della tecnicità, non è sinonimo di sterminio. Si può dire sterminio, ma il genocidio comporta che ci siano delle azioni di riparazione’. L’anno scorso, ha proseguito, quando preparavo il discorso per la celebrazione del centenario in San Pietro, ho visto che Giovanni Paolo II aveva usato quelle parole, tutte e due, ‘grande male’ e genocidio. Io l’ho citato, tra virgolette. Ma quella cosa è caduta male. La Turchia ha fatto una dichiarazione, ha richiamato l’ambasciatore, un bravo uomo, di lusso, è tornato due o tre mesi fa, c’è stato un digiuno ambasciatoriale, ma il diritto alla protesta l’abbiamo tutti, no? In questo discorso a Erevan non c’era la parola ma quando ho sentito il tono del presidente, e anche con il mio passato con questa parola, e avendo detto questa parola pubblicamente l’anno scorso, sarebbe suonato molto strano non dirla. Comunque questa parola genocidio mai l’ho detta con animo offensivo, oggettivamente. Le dichiarazioni fatte nel volo di ritorno da papa Francesco, che aveva definito come un genocidio il massacro degli armeni nel 1915, erano state definite ‘molto spiacevoli’ dal vicepremier turco Nurettin Canikli: ‘ Indicano la persistenza della mentalità delle Crociate’. Le attività del Papa e del papato portano le tracce e i riflessi della mentalità delle Crociate, ha detto Canikli ad alcuni giornalisti, aggiungendo che quella del pontefice non è una dichiarazione imparziale né conforme alla realtà. La Turchia nega che il massacro degli armeni durante la Prima guerra mondiale sia stato un genocidio pianificato e calcola il numero di vittime tra 250 e 500 mila, mentre per gli armeni e la generalità degli storici internazionali i morti sono stati circa 1,5 milioni. Sbaglia, ha ribattuto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, chi nelle parole del Papa vede uno spirito di Crociata. Il Papa non parla per la guerra ma per la pace.
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