Durante l’incontro con il clero a Medellin papa Francesco ha puntato il dito contro i sicari della droga per le vite stroncate di tanti giovani. Il Pontefice li ha esortati a chiedere perdono, perché distruggono le illusioni di tanti giovani. Il Signore converta i loro cuori, ha aggiunto.
Ci sono situazioni, atteggiamenti e scelte, ha detto ancora, che mostrano i segni dell’aridità e della morte: non possono continuare a rallentare il flusso della linfa che nutre e dà vita!.
Come Gesù ‘scuoteva’ i dottori della legge perché uscissero dalla loro rigidità, ora anche la Chiesa è ‘scossa’ dallo Spirito perché lasci le sue comodità e i suoi attaccamenti, ha detto il Papa nella messa a Medellin. Il rinnovamento non deve farci paura. La Chiesa è sempre in rinnovamento – ‘Ecclesia semper reformanda’. Non si rinnova a suo capriccio, ma lo fa fondata e ferma nella fede, irremovibile nella speranza del Vangelo che ha ascoltato.
Il rinnovamento richiede sacrificio e coraggio, non per sentirsi migliori o impeccabili, ma per rispondere meglio alla chiamata del Signore, ha spiegato il Pontefice. E in Colombia, ha osservato, applaudito dalla folla dei fedeli, ci sono tante situazioni che chiedono ai discepoli lo stile di vita di Gesù, particolarmente l’amore tradotto in atti di nonviolenza, di riconciliazione e di pace.
Fratelli e sorelle la Chiesa in Colombia è chiamata a impegnarsi con maggiore audacia nella formazione di discepoli missionari, come abbiamo indicato noi Vescovi riuniti ad Aparecida nell’anno 2007. Discepoli che sappiano veder, giudicare e agire, come proponeva il documento latinoamericano nato in queste terre. Discepoli missionari che sanno vedere, senza miopie ereditarie; che esaminano la realtà secondo gli occhi e il cuore di Gesù, e da lì la giudicano. E che rischiano, agiscono, si impegnano.
Gesù insegna che la relazione con Dio non può essere un freddo attaccamento a norme e leggi, né tantomeno un compiere certi atti esteriori che non portano a un cambiamento reale di vita. Il discepolato non è qualcosa di statico, ma un continuo movimento verso Cristo; non è semplicemente attaccarsi alla spiegazione di una dottrina, ma l’esperienza della presenza amichevole, viva e operante del Signore.
Secondo il Pontefice non possiamo essere cristiani che alzano continuamente il cartello ‘proibito il passaggio’, né considerare che questo spazio è mia proprietà, impossessandomi di qualcosa che non è assolutamente mio. La Chiesa non è nostra, è di Dio.