‘Non è vero che l’unico modo di vivere, di essere giovani è lasciare la vita nelle mani del narcotraffico o di tutti quelli che la sola cosa che stanno facendo è seminare distruzione e morte’, così il Papa a Morelia incontrando con i giovani. Non è vero, ha detto, che l’unico modo di vivere per i giovani qui sia nella povertà e nell’ emarginazione; emarginazione dalle opportunità, emarginazione dagli spazi, emarginazione da formazione ed educazione, emarginazione dalla speranza. Gesù mai ci inviterebbe ad essere sicari, ma ci chiama discepoli. Egli mai ci manderebbe a morire, ma tutto in Lui è invito alla vita. Una vita in famiglia, una vita in comunità; una famiglia e una comunità a favore della società. Voi siete la ricchezza di questo Paese, e quando dubitate di questo, guardate Gesù Cristo, Colui che smentisce tutti i tentativi di rendervi inutili, o meri mercenari di ambizioni altrui. In precedenza il pontefice aveva parlato ai sacerdoti: ‘Che tentazione ci può venire da ambienti dominati molte volte dalla violenza, dalla corruzione, dal traffico di droghe, dal disprezzo per la dignità della persona, dall’indifferenza davanti alla sofferenza e alla precarietà? Che tentazione potremmo avere sempre nuovamente di fronte a questa realtà che sembra essere diventato un sistema inamovibile? Credo che potremmo riassumerla con la parola rassegnazione. Di fronte a questa realtà ci può vincere una delle armi preferite del demonio, ovvero la rassegnazione. Una rassegnazione che ci paralizza e ci impedisce non solo di camminare, ma anche di fare la strada, una rassegnazione che non soltanto ci spaventa, ma che ci trincera nelle nostre ‘sacrestie’ e apparenti sicurezze; una rassegnazione che non soltanto ci impedisce di annunciare, ma che ci impedisce di lodare. Una rassegnazione che non solo ci impedisce di progettare, ma che ci impedisce di rischiare e di trasformare le cose. Per questo Padre Nostro, non lasciarci cadere nella tentazione della rassegnazione’. Oggi il Pontefice concluderà la sua visita in Messico facendo tappa a Ciudad Juarez, al confine nord con gli Stati Uniti, già capitale criminale del Messico, dominio dei cartelli dei narcos e oggi anche della tratta di persone.
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