epa08088409 Italian Foreign Minister Luigi Di Maio get off the helicopter after his visit to the Italian troops working with the United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) in Shamaa, Lebanon, 23 December 2019. EPA/ETTORE FERRARI

Paradisi fiscali, Di Maio lancia la sua battaglia alla Ue: “Stop doppia morale”

“Con questa trattativa l’Europa si gioca il suo futuro, per questo serve il miglior accordo possibile”. È questa la linea “ufficiale”, riassunta in un post su Facebook, che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sta tenendo in questi giorni nei confronti dell’Ue. Parole diplomatiche, che confermano in controluce la linea della “fermezza” annunciata dal premier Conte nella sua ultima conferenza stampa: l’Italia, ha assicurato il premier, “non ha bisogno del Mes”, e continua a lottare per gli Eurobond. 

Di Maio pronto a porre il tema dei paradisi fiscali

Ma le indiscrezioni delle ultime ore descrivono il titolare della Farnesina pronto a porre un nuovo tema sul tavolo dell’UE: quello dei paradisi fiscali. “È un tema che necessariamente deve essere affrontato, in Europa non si può continuare ad andare avanti con questa doppia morale“, sarebbero state le parole che Di Maio, nei giorni scorsi, avrebbe pronunciato in una riunione con il suo staff.

Il riferimento è naturalmente all’Olanda, che, nel corso delle trattative dell’Eurogruppo, è stata il principale oppositore della proposta italiana di dare spazio a una vera e propria condivisione economica delle conseguenze della crisi, attraverso l’emissione di Eurobond. L’obiettivo, dunque, sarebbe quello di smascherare i Paesi che “predicano bene ma razzolano male”. 

La denuncia di Oxfam su Olanda e UE

È ormai noto che l’ordinamento tributario olandese, secondo diversi osservatori, avvicina Amsterdam alle nazioni che l’Ocse ha inserito nella black list dei paradisi fiscali. A questo proposito, nel 2017 l’ONG Oxfam Italia  ha condotto un’indagine per capire quali Paesi finirebbero sulla “lista nera” se l’UE applicasse “in maniera obiettiva” i propri criteri di “blacklisting”.

“Sin dal principio”, si legge nel report, “l’UE si è focalizzata esclusivamente su giurisdizioni extraeuropee”, una scelta che, per l’ong, rischia di mettere a serio rischio la credibilità del processo. Tra i paradisi fiscali più aggressivi, dunque, Oxfam ha inserito, oltre a Irlanda, Lussemburgo e Malta, proprio i Paesi Bassi. “Dal momento che in UE le decisioni sulle materie fiscali necessitano di un consenso unanime tra i 28 Paesi Membri, vi è un serio rischio che alcuni Paesi possano essere esclusi dalla lista nera per ragioni prettamente politiche o per la mancanza di accordo su contromisure efficaci da adottare”, spiega il rapporto.

Quanto perde l’Italia, quanto guadagna l’Olanda

Anche l’associazione Tax Justice Network, che dal 2003 si occupa di equità fiscale, ha puntato i riflettori sull’Olanda. Secondo un recente report, in particolare, il “modello olandese costa ai Paesi europei circa 10 miliardi di dollari l’anno. L’Italia, ogni anno, perde circa 1,5 miliardi di dollari, la Francia 2,7 miliardi, la Germania 1,5 miliardi e la Spagna 1 miliardo.

“La pandemia di coronavirus ha messo in luce i gravi costi della cosiddetta ‘concorrenza fiscale’ tra i Paesi. Per anni, i Paesi Bassi hanno provocato una corsa al ribasso all’interno dell’UE, consegnando sempre più ricchezza e potere alle più grandi società e sottraendola agli infermieri e agli operatori di servizio pubblico che oggi rischiano la vita in tutta Europa per proteggere la nostra”, ha affermato Alex Cobham, direttore esecutivo dell’associazione.

Di qui, l’appello all’UE: “Ora più che mai, il Paesi europei devono collaborare per dare priorità al benessere globale della società rispetto agli interessi delle società più ricche”. L’Europa, ha aggiunto, “non può ricostruire la sua economia” continuando a ignorare il problema. 

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