La Francia ha reso omaggio alle vittime degli attentati di Parigi del 13 novembre con una cerimonia solenne tenuta a all’Hotel des Invalides. La capitale è ancora scossa con tante bandiere tricolore alle finestre e la lettura dei 130 nomi delle vittime è durata undici, interminabili, minuti mentre i ritratti delle vittime sono stati esposti nella corte d’onore. I volti del presidente François Hollande, e del primo ministro Manuel Valls, segnati dal dolore mentre un lungo silenzio ha fatto seguito alla dolorosa lettura. All’inizio della celebrazione il silenzio era stato rotto dalle note di Quand on n’a que l’amour (Quando si ha solo l’amore) di Jacques Brel, eseguita dalle cantanti Yaël Naïm, Nolwenn Leroy e Camélia Jordana. Un Francois Hollande visibilmente provato trattiene a stento le lacrime mentre vengono intonate le note di Jacques Brel alla cerimonia solenne agli Invalides e, sul maxischermo, scorrono le immagini delle vittime. Successivamente, la soprano Nathalie Dessay ha intonato Perlimpinpin, un brano di Barbara. Hollande, seduto, continua ad ascoltare con espressione grave, in solitudine. Poi le note di un violoncello hanno accompagnato l’avvio del discorso del presidente della Repubblica. La nazione intera piange le vittime, ha detto Hollande, un’orda di assassini ha colpito 130 dei nostri. La Francia farà di tutto contro il terrorismo, senza pietà, per proteggere i nostri figli. Conosciamo il nemico. E’ l’odio. Quello che ha ucciso a Bamako, Tunisi e Parigi. E’ il fanatismo, l’oscurantismo, quello di un Islam traviato che rinnega il messaggio del suo libro sacro. Dopo aver seppellito i morti, ripareremo i torti dei sopravvissuti. Il patriottismo che vediamo manifestarsi oggi, con le bandiere, quelle Marsigliesi, non ha nulla a che vedere con l’istinto di rappresaglia o di rifiuto dell’altro, è il simbolo della nostra unione e della nostra resistenza. La Francia mantiene intatti i suoi principi di speranza e di tolleranza. Nondimeno faremo tutto quello che le sarà possibile per distruggere questa armata fanatica. Le vittime sono state massacrate perché amavano la vita, 130 di noi, 130 risate che non sentiremo più. Ma i terroristi hanno il culto della morte, ma noi abbiamo l’amore per la vita e per questo il fracasso della musica continuerà, moltiplicheremo le canzoni, le concerti e gli spettacoli, continueremo ad andare allo stadio. La Francia resterà se stessa così come l’avevano amata coloro che sono scomparsi. Se ci fosse bisogno di una ragione per restare in piedi, per batterci per i nostri principi e difendere la nazione, la ritroveremo nel loro ricordo. Vi dirò della mia fiducia nella generazione che viene. Altre generazioni hanno conosciuto nel fiore dell’età eventi tragici che hanno forgiato la loro identità. Questi eventi sono stati un’iniziazione terribile alla durezza del mondo, ma anche l’impegno ad affrontarla. Questa generazione avrà il coraggio di prendere pienamente in mano l’avvenire della nostra nazione. La libertà non chiede di essere vendicata ma servita. Nonostante le lacrime, questa generazione è diventata il volto della Repubblica e saluto questa nuova generazione. E’ stata colpita. Non è spaventata. Vivrà e saprà dare prova di grandeur, nonostante le lacrime. Alla cerimonia erano presenti oltre 2mila persone, con le famiglie delle vittime, i feriti che hanno scelto di partecipare ed erano in condizioni di farlo, il governo, molti parlamentari, i responsabili dei partiti. Dopo il discorso del capo dell’Eliseo, il Va’, pensiero di Giuseppe Verdi ha concluso la cerimonia. Il coro della Guardia repubblicana ha intonato uno dei più celebri brani del Nabucco, mentre famigliari e politici lasciavano la corte d’onore dell’Hotel des Invalides.
Cocis