All’indomani delle dimissioni del segretario politico c’è chi parla di rifondazione, chi, invece, pensa ad un nuovo soggetto politico. Arturo Parisi, in una intervista al Messaggero è di tutt’altra opinione. ”Più che morto, il Pd non e’ ancora nato, come partito, come partito nuovo e se mi consente democratico. Le bocciature di Prodi, e, ancor di più quella di Marini, ne hanno solo dato la prova. Una volta scelto di costruire il partito sulla divisione e di governarlo attraverso la spartizione lungo la linea D’Alema-Marini, tutto il resto era inevitabile. Il terrore delle discussioni per paura delle divisioni. Le assemblee concluse alla unanimità quando si vota in modo palese su decisioni apparenti, e gli inevitabili rivolgimenti quando, come in questa occasione, si votava in modo segreto su questioni cruciali. Il problema non e’ quello del nuovo ceto politico portato dal Pd in Parlamento: ”Il Vangelo sconsiglia di versare il vino nuovo in otri vecchi – dice con una metafora -. E questa volta di vino nuovo ne abbiamo immesso di certo in quantità. Ma il problema sono gli otri, non il vino. La soluzione non e’ rimettere il 100% delle nomine nelle mani dei vertici, ma l’elezione di tutti i parlamentari nelle mani di tutti i cittadini”.
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