Venti grandi musei staccati dalle soprintendenze, con nove poli strategici, dagli Uffizi a Brera passando per la Reggia di Caserta e Pompei, affidati a un direttore manager e altri 11 con un dirigente di seconda fascia. Sta per prendere corpo la riorganizzazione del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo in seguito alle politiche di spending review e la riduzione delle figure dirigenziali: da 30 a 24 uffici di prima fascia e da 198 a 167 di seconda fascia. E’ una grande rivoluzione che parte dal dovere di valorizzare l’immenso patrimonio culturale che abbiamo, spiega il ministro Dario Franceschini, uno di quei cambiamenti veri, coraggiosi, che il Paese si aspetta da questo governo. Un tassello clou della riforma targata Franceschini è l’arte contemporanea e la sua centralità. Affinché arte e architettura di oggi abbiano piena dignità ha creato una direzione generale ad hoc.
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