Un finanziamento pubblico-privato sul modello tedesco. E’ questa l’idea su cui sta lavorando Giuliano Amato, il ‘tecnico’ incaricato dal governo di Mario Monti di fornire ‘orientamenti’ sulla riforma dei partiti e dei sindacati. “La soluzione migliore è creare un sistema di finanziamento privato che consenta al cittadino di elargire in funzione di un determinato ‘servizio politico’ che il partito gli garantisca. Penso a tal fine ad associazioni in cui i cittadini discutano, si confrontino, controllino”. In un’intervista a Repubblica, l’ex premier traccia le linee della sua rivoluzione copernicana. E ancora una volta l’Italia prende spunto dalla Germania. “In Germania – osserva – il sistema sta prendendo corpo e più è rilevante il contributo volontario, tanto più il cittadino risulta esigente”. Secondo Amato, nessuno contesterebbe la componente pubblica del rimborso ma “quel che ha indignato gli italiani è che si sia chiamato rimborso il finanziamento ordinario della vita dei partiti, aggirando il referendum del ’93”. “E poi, se le spese elettorali sono cinque, perché il rimborso deve ammontare a cinquanta?”. Nel progetto del dottor Sottile i controlli devono essere affidati alla Corte dei conti. Per la riforma dei finanziamenti “mi sembra originale presentare un testo senza dire nulla sulle tranche di rimborsi che sono in attesa di essere pagate”, sottolinea l’ex premier. “Sarà perché le banche hanno già cartoralizzato quelle quote? Allora tutto diventa complicato”. E Amato rimanda al mittentite le critiche che hanno accompagnato la sua nomina. “Mi hanno definito un residuato della Prima Repubblica, ma ciò che di male c’era allora l’ho sepolto io, nell’estate del ’92”, sottolinea. Allo stesso tempo ribadisce che i partiti non saranno commissariati. “C’è stato un equivoco sul senso di questa nomina. A me si chiedono analisi e orientamenti, non si conferiscono poteri”.
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