Una scelta che però rischia di minare la credibilità dell’Italia, proprio nel momento in cui questa è ai massimi in seguito alla vittoria di Conte sul Recovery Fund.
E già qualche gestore da Londra protesta per la soluzione del dossier Autostrade, che rischia di mettere in fuga gli investitori internazionali, diffidenti nei confronti di una gestione pubblico-privata e preoccupati dal cambio di passo a “soli” 20 anni dalla privatizzazione. Come noto, gli investimenti in infrastrutture sono tipicamente di lunga durata e la remunerazione avviene n un arco temporale molto lungo.
Criticata anche la soluzione di un investimento diretto di CDP in ASPI, meglio lasciare la questione in mano al mercato, attraverso uno spin-ff di ASPI ed il successivo ingresso di CDP tramite OPA. Una opzione che avrebbe avuto il vantaggio della trasparenza.
Il rischio di una fuga in massa degli investitori internazionali è stato paventato anche dall’economista Giulio Sapelli, in una intervista rilasciata alla testata Industria Italiana.
Lo storico dell’economia definisce la mossa del Governo “una catastrofe”, una scelta che sa di ritorno all’IRI e che risulta altrettanto sbagliata quanto lo fu la privatizzazione all’epoca, in una situazione di monopolio di fatto. Sarebbe stato meglio – dice – impiegare le risorse pubbliche su altri capitoli di spesa come ricerca, sanità, scuola.
La scelta migliore per le autostrade? Sapelli propone il modello “not-for-profit”, in base al quale il ricavato die pedaggi dovrebbe essere sufficiente a ripagare investimenti, costi e stipendi, senza alcun profitto per la proprietà. Un modello applicato in alcune autostrade della Florida che sembra funzionare piuttosto bene.