Uno degli incontri più attesi del Wired Next Fest a Rovereto: al teatro Zandonai si è parlato di Stati Uniti, a un mese dalle elezioni del 5 novembre. Protagonisti: Lorenzo Pregliasco, analista, YouTrend, e, in collegamento streaming Federico Leoni, Corrispondente USA, Sky tg24 e Gianni Riotta, Direttore del Master in Giornalismo e Comunicazione multimediale, Luiss University.
Ai cittadini statunitensi in questo momento la politica e le vicende internazionali interessano poco.
Dilaga una sfiducia crescente nella politica e nelle istituzioni americane (corte suprema, presidente, etc), che si accompagna a preoccupazioni “ordinarie”, quotidiane, a un malcontento generali. A questo clima di incertezza, si somma una tensione sociale diffusa, come dimostrano i recenti attentati e Trump. Tutto questo polarizza l’elettorato, le cui differenze (non solo ideologiche) sono sempre più nette.
La geografia dei temi che interessano l’elettorato presenta nette differenze: i repubblicani sono preoccupati per l’immigrazione e la criminalità, lamentando a gran voce un senso di insicurezza; i dem si concentrano su aborto, clima e discriminazioni razziali.
In questo scenario si stanno delineando due “Americhe” distanti tra loro e irriducibili. Da un lato abbiamo gli elettori di Trump che sono principalmente, com’è noto, maschi bianchi poco scolarizzati, conservatori legati al passato, alle tradizioni delle piccole comunità, al lavoro sicuro e alla chiesa, persone che vedono il mondo cambiare e le sicurezze crollare. Dal lato opposto la base di Harris che vive nelle grandi città, principalmente sulle due coste, è multiculturale, benestante, indipendente, abituata a cambiare vita e lavoro, progressista proiettata al futuro.
Entrambi i poli sono molto litigiosi, radicali, fermi nei propri modelli culturali, convinti delle proprie posizioni e di detenere la verità. Probabilmente gli unici interessi comune sono quelli economici, con l’inflazione che pesa sulla società americana.
Lo scenario di oggi presenta però degli elementi di rottura rispetto a un passato anche molto recente.
Ne è un esempio lampante la Silicon Valley. Culla delle rivolte studentesche e poi del mondo progressista oggi è la terra dei grandi investitori della tecnologia come Elon Musk e di fondamentalisti cattolici vicini all’estrema destra. Grandi manager che credono nell’oligarchia e sognano un ordine sociale che è la base del pensiero tecnologico, basato sulla capacità di prevedere il linguaggio a partire dal linguaggio esistente.
Chi vincerà le elezioni dovrà fare i conto con forti divisioni interne e con il netto malcontento degli elettori che hanno votato per il proprio avversario. Queste dinamiche, già in atto, mandano in crisi il sistema democratico, che è il fondamento stesso degli Stati Uniti d’America.
L’antidoto per rinsaldare le fratture tra questi mondi incomunicabili sarebbero le voci indipendenti, plurali, che però vengono a mancare quando il dibattito si polarizza e si inaridisce.
Il Wired Next Fest Trentino è organizzato da Wired Italia in partnership con Trentino Marketing per conto della Provincia autonoma di Trento – Assessorato Sviluppo Economico, Lavoro, Università e Ricerca, Trentino Sviluppo, Comune di Rovereto, APT Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo. Insieme alla redazione di Wired Italia, hanno contribuito alla costruzione del palinsesto la Fondazione Bruno Kessler, la Fondazione Edmund Mach, Fondazione Caritro, l’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa – IPRASE, il MUSE – Museo delle Scienze e la Fondazione Hub Innovazione Trentino.