Sale la tensione internazionale sul caso di Patrick George Zaky, lo studente dell’Università di Bologna arrestato e detenuto al rientro in Egitto venerdì scorso per una breve vacanza nel suo Paese. Cresce la mobilitazione sociale a suo favore ma il presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal, interviene e “respinge categoricamente le dichiarazioni del presidente del parlamento europeo” David Sassoli sull’arresto di Zaky, definendole in un comunicato “un’ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano”. Lo riporta la Mena. Mercoledì scorso in aula a Strasburgo, Sassoli aveva chiesto l’immediato rilascio di Zaky, ricordando “alle autorità egiziane che l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani”.
Nel comunicato, Abdel Aal ha aggiunto che “tali dichiarazioni non giustificate e inaccettabili non incoraggiano il dialogo tra le due istituzioni parlamentari”. Secondo il presidente del parlamento egiziano, inoltre, le dichiarazioni di Sassoli si sono basate su “false informazioni diffuse da organizzazioni prive di credibilità e che non fanno riferimento a prove chiare”.
Replicano a stretto giro gli attivisti pro Patrick: “Le affermazioni su ingerenze esterne non sono altro che una propaganda nazionalista utilizzata per spaventare gli egiziani e impedire loro di esporre i crimini dello Stato egiziano”. E lanciano una nuova campagna online: cambiare la propria foto profilo su Facebook con un fumetto che ritrae Zaky avvolto dal filo spinato su sfondo rosso e le scritte “Patrick libero” che campeggiano in italiano, inglese e arabo dalle 21 di stasera fino alla decisione del procuratore in merito all’appello del 15 febbraio.
Per Zaky il tribunale egiziano di Mansoura ha fissato alle 9 di sabato 15 febbraio un’udienza di riesame, in cui si deciderà sul provvedimento di custodia cautelare emesso contro Zaky sabato scorso: in caso positivo il giovane sarà libero. Non solo. Patrick è stato trasferito, poco lontano da Mansoura, a Talkha in un’altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo la famiglia: provato ma sta bene. Una “buona notizia” per legali e amici del ricercatore che però invitano a non distrarsi sul caso: “Sono giorni cruciali e i riflettori devono essere tenuti accesi”.
Ad annunciare le novità è l’ong Eipr, Egyptian initiative for personal rights, con cui Zaky ha collaborato dal 2017 fino alla partenza per Bologna, ad agosto 2019, per completare i suoi studi col master Erasmus Mundus ‘Gemma’. Il 15 febbraio accadrà questo: si discuterà sul ricorso dei legali di Zaky contro la detenzione di 15 giorni decisa l’8 febbraio. Se il ricorso sarà accolto, Patrick verrà scarcerato. Se invece sarà rigettato resta fissata l’udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se prorogare o meno la custodia cautelare di altri 15 giorni motivando la decisione con ulteriori indagini sul caso. La ong inoltre rende noto che Patrick è stato trasferito, a pochissimi chilometri, ma in un’altra struttura detentiva, dove la famiglia e i legali hanno potuto visitarlo “per meno di un minuto”. È in condizioni di detenzione “meno favorevoli”, afferma Eipr, ma “non è stato ulteriormente maltrattato”. Nelle 24 ore di buco nero tra l’arresto all’aeroporto al Cairo e la custodia a Mansoura, sua città natale, secondo i legali Patrick è stato interrogato e ha subito percosse e scosse elettriche. Notizie che sono buone ma che non devono lasciar spazio a un incauto ottimismo.