E’ fatto obbligo parlare di Patrizia Milone e del suo salotto letterario che, da quattro anni, è un importante centro di cultura napoletano che si occupa della divulgazione della cultura: emotiva, sociale e culturale diffusa ‘sottilmente’ attraverso la scrittura di libri, siano essi romanzi, saggi o altro.
Patrizia Milone, per quarant’anni docente della scuola pubblica superiore non è nuova alle esperienze letterarie, di narrativa per ragazzi come ‘Una lettera rivoluzionaria’ e ‘Le ragioni di Carla’ editi da Loffredo e poi romanzi come ‘Un’eredità scomoda’, Kairos Editore. Dall’esperienza del suo salotto letterario, dove a Napoli si incontrano scrittori italiani, Patrizia Milone ha tratto il volume ‘Il convitato di pietra. 24 scrittori si interrogano sulla letteratura’, Guida Editori 2021. L’ultima sua fatica letteraria è ‘A due passi dal faro’, Iacobelli editore, una saga che parla delle sue origini familiari, siciliane e messinesi, e di un banchiere siciliano, magnifico personaggio, suo parente che si trasferì a Napoli in occasione del terremoto che nel 1908 mise in ginocchio la città di Messina. Un affresco sociale che parla degli scherzi tragici di un destino cieco che si svolge attraverso tempi storici che vanno dalla Belle Epoque, la Grande Guerra, gli anni 30 del fascismo fino al secondo conflitto mondiale, con la figura di Lina, protagonista del romanzo, che si muove in una vicenda segnata da sogni e da affanni, da paure e lutti, patriottismo e tentativi di riscatto sociale. Descritta mirabilmente una borghesia meridionale, vista tra speranze e disillusioni, dove i personaggi vivono la loro realtà, che è niente altro che una sfida per cambiare il loro destino.
Il ‘Salotto di Patti’ parte da un idea di Patrizia Milone, composto dalla stessa e da sue colleghe docenti, in pensione e non, che leggono e selezionano i libri da presentare. Gli stessi libri, scelti e discussi con gli autori, vengono poi presentati attraverso la stampa e i social. Una lodevolissima iniziativa che è, allo stesso tempo, un polmone culturale e sociale che trasmette un respiro letterario nella città di Napoli e che merita la più ampia diffusione, anche attraverso un semplice passaparola letterario diffuso dagli scrittori.
L’ultimo incontro del Salotto letterario si è tenuto il 5 luglio scorso, ospiti il giornalista e scrittore Roberto Cristiano e la psicotraumatologa Annamaria Santangelo. Due testi letti, due punti di vista speculari e interessanti su un tema sentito e sofferto; Roberto con il suo romanzo “Amore e kick boxing”, edizioni Limiti, che propone una storia d’amore difficile a causa di traumi subiti nell’infanzia dalla protagonista Jasmine, mentre Annamaria, da esperta psicologa, ha lavorato e ascoltato le storie di donne riuscite ad uscire dal tunnel della paura e dalla violenza praticata dagli uomini, co-curatrice dei racconti di queste donne in ‘Graffi sulla corteccia’ voluto dalla fondazione ‘Plart’ e dall’industriale Rossella Paliotto.
Un incontro effervescente, che ha dato vita ad un dibattito audace e proficuo sul tema femminile. Roberto Cristiano con il suo romanzo fa vivere alla protagonista le paure, il trauma e il riscatto della violenza attraverso la presa di coscienza e la messa in atto attraverso la conoscenza e applicazione di uno sport rigoroso e temibile come il kick boxing, Annamaria Santangelo ci fa conoscere le storie dolorose di donne che ha avuto in cura, ci addentra nei meccanismi terribili della paura e del plagio psicologico. Uno scambio di riflessioni a trecentosessanta gradi sull’universo dell’amore quando è malato, sulla crescita personale di ciascuno, sulle terapie psicologiche da adottare o le risorse terapeutiche dello sport di difesa.
Nella scrittura a 360 gradi dell’autore di ‘Amore e kick boxing’ c’è molto altro: filosofia, antropologia, psicologia, esoterismo politica e sport.
Attraverso la semplice storia di un innamoramento ‘difficile’ tra Jasmine e Fulvio, alle prese con la conoscenza di sé e con le debordanti personalità di entrambi, frutto dello loro esperienze pregresse e dei contesti sociali in cui si muove la storia, quella di una Napoli borghese e molto radicata nel sociale, la scrittura offre diramazioni interessanti e colte.
Riflessioni di fondo sulla vita e il senso della vita e della morte, la capacità di affrontare traumi e assenze, che spesso spiazzano chi legge ma lo conducono a intense riflessioni sulla conoscenza.
Conosciamo attraverso le parole di Jasmine le precise tecniche del kick boxing, un arte marziale di difesa e attacco da lei minuziosamente praticata e alla quale è stata iniziata dal padre eccellente maestro di questo campo ai più sconosciuto. Quest’arte nasconde tutte le insidie sottese a rituali per il controllo della rabbia e alla perfetta conoscenza del corpo. Ci addentriamo insieme a Jasmine nel mondo sconvolto e turbato di chi ha subito traumi per abusi e violenze e partecipiamo insieme a Fulvio, uomo innamorato della sua compagna, alla ricerca della chiave giusta per ‘entrare’ nella sua anima turbata.
E c’è tanto dolore e riscatto nei racconti delle donne che hanno scritto come catarsi terapeutica, come lavoro su se stesse, ed hanno scritto anche per tutte noi che siamo lì osservatrici, si attente e partecipi, ma estranee all’inferno che ciascuna di loro ha vissuto.
Parlarne tanto, ascoltare, informarsi e riflettere questo si può fare e si dovrebbe fare, un passa parola di solidarietà femminile dove giocano ruoli essenziali le famiglie, le associazioni, la scuola, il volontariato e sane politiche di tutela delle donne.
Nel nostro piccolo, attraverso il romanzo e il racconto dei canti dolorosi delle donne che hanno subito ‘graffi sulla corteccia’, ci siamo messe in discussione, testimoni umili e pur protagoniste, nella semplice constatazione che nessuno è escluso o esclusa nel fare bene la propria parte, ciascuno con le risorse che possiede, siano esse una scrittura che incide, una terapia che cura, la solidarietà che salva dal baratro di un male come la violenza che annienta e abbrutisce il genere umano.
L’Associazione ‘L’Agape odv’ ha patrocinato l’idea di ‘Graffi sulla corteccia. Rinascere dalla violenza’, stampato poi dalla Fondazione Culturale ‘Plart’ di Napoli e dal gruppo ‘AET’ (Apparati Elettromeccanici e Telecomunicazioni) di Rossella Paliotto.
Agape, è un termine greco che indica l’amore disinteressato, immenso e smisurato, usato nella teologia cristiana per esprimere l’amore di Dio verso l’umanità. Il termine ha origini bibliche e filosofiche. Non è solo un sentimento, ma anche una virtù, uno stato spirituale, un dono di Dio, una grazia. Eros e Àgape sono i due modi complementari di intendere l’amore: Eros, come desiderio di possesso, di inglobare l’altro nell’io; Ágape, come dono disinteressato, andando oltre sé stessi. ‘Poiché è donando che si riceve’. I fondatori di ‘Agape odv’, perfettamente consci del significato del termine in esame parlano di un sistema locale di reti secondarie tra gli Enti di solidarietà sociale e gli Enti Locali che rispondono all’educazione dei diritti, alla legalità, alla pace, al rispetto della diversità, al benessere della persona, dei minori, delle famiglie, delle donne.
L’esperienza del gruppo di Aiuto-Aiuto ha confermato che è sostanziale il principio di solidarietà: solidarietà necessaria affinché la donna, vittima di violenza, riceva sufficiente cura e attenzione per sentire di avere una ‘Base Sicura’ contro la minaccia del marito e/o compagno che spesso infierisce sulla vittima fino alla morte. Alcune di esse hanno narrato la loro storia in ‘Graffi sulla corteccia. Rinascere dalla violenza’, rinascita attraverso un innovativo percorso psicoterapeutico chiamato EMDR.
Patrizia Milone invia un messaggio al giornale: ‘ Grazie Roberto, grazie Annamaria e un grazie sentito alle salottiere tenaci e attente che hanno scoperto con me il potere salvifico della scrittura’.