‘Non ci hanno proposto nulla di concreto’. Il neo-segretario del Pd, Maurizio Martina, e il coordinatore della segreteria, Lorenzo Guerini, solcano il Transatlantico della Camera dopo aver incontrato i capigruppo M5S Toninelli e Grillo.

Per il resto, che si faccia o meno un referendum interno tra gli iscritti, visto che lo strumento è previsto dallo Statuto, ma manca il regolamento attuativo, la posizione del Pd è chiara: ‘Noi stiamo all’opposizione’. Poi, certo, i dem hanno chiesto ai pentastellati di seguire un metodo, per le presidenze delle Camere come per gli altri organi (vicepresidenze, questori, segretari d’Aula) cioè, quello di cercare delle personalità di garanzia. Se ci riescono bene, dicono Martina e Guerini,  sennò facciano loro.

Il Pd vorrebbe avere l’ok di M5S e Lega per i vicepresidenti su Rosato alla Camera e Anna Rossomando (area Orlando) al Senato. Per il resto, però, è buio pesto. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti e Carlo Calenda si scaldano a bordo campo. Per ora, bisogna capire quanto Renzi controlli i gruppi parlamentari. Per i capigruppo – domani la prima riunione con deputati e senatori, presente Martina e i capigruppo uscenti, Zanda e Rosato – il braccio di ferro si gioca al Senato. Alla Camera, sul nome di Guerini, l’unanimità c’è, ma al Senato Renzi vuole imporre Marcucci, e i non renziani recalcitrano: potrebbero votare per la Bellanova o Mirabelli (area Franceschini).

Non si esclude che possa essere lo stesso capo politico grillino a mettersi in gioco per lo scranno più alto di Montecitorio, chiudendo un accordo con Salvini, ma sarebbe una sorta di ‘extrema ratio’, visto che il leader stellato punta a un ruolo di governo.

 Ad ascoltarlo, ieri nell’Aula dei gruppi di Montecitorio, file di neo eletti che Di Maio, con accanto Rocco Casalino, ha provveduto a ‘spaventare’, soprattutto nei rapporti con la stampa che restano vietati.

Di più: agli eletti 5 stelle presto sarà anche tolta la libertà di proporre leggi, ‘perché ce ne sono già troppe’,   ha scandito Di Maio,  che invece vanno cancellate. A quanto si apprende, verrà presto inserita nello Statuto una modifica per creare una sorta di ‘segreteria’, collegata a Rousseau, dove i parlamentari potranno far pervenire le proposte e solo quelle ‘opportune’ per il M5S saranno fatte votare dagli iscritti. Una selezione a monte che permetterà maggiore controllo sugli eletti.