Pd e Letta: ‘Renzi, stai sereno: voterò Orlando…’

‘Non riscendo in campo ma alla fine voglio dare una chance al partito, parteciperò e voterò per Andrea Orlando’, è l’annuncio di Enrico Letta a ‘In mezz’ora’. Che argomenta così la sua decisione: ‘Non è che io scelgo i vincitori, dico la mia e io penso che il Pd debba meritare un’ultima chance e dentro il Pd credo che Orlando voglia unire il Pd che è un campo largo, non è un comitato elettorale di un capo’. Perché mi sono fatto da parte? Sono stato mandato via, dice l’ex premier,  indicando  responsabilità e ‘mandante’: ‘E’ stato il mio partito su proposta di Renzi. Lui, racconta,  ne ha preso atto. Mi sono dedicato al mio lavoro. Un lavoro importante con i giovani sia nella scuola di politica intitolata ad Andreatta che all’università, un’occasione per dare il mio contributo’.

‘È una dichiarazione che mi onora e che mi riempie di responsabilità, perché Letta è una delle personalità più importanti della vita pubblica del Paese e del centrosinistra’, così Andrea Orlando ha commentato la dichiarazione di voto dell’ex premier Letta alle primarie del Pd. La motivazione mi ha colpito,  ha aggiunto Orlando, e mi fa molto piacere perché, al di là del riconoscimento nei miei confronti, c’è l’apprezzamento di una scelta che  ho fatto, quella di partecipare in questo momento di impopolarità dell’Europa alla manifestazione di Roma. Capisco la tentazione che hanno avuto i miei concorrenti di non metterci la faccia, ma in questo momento c’è bisogno di mettere la faccia per L’Europa, cambiarla, perché se frana l’Europa  dopo ci sono i nazionalismi.

L’ex premier spiega poi  che accetterà il risultato del congresso e invita tutti, a partire da Renzi,  a imparare la lezione del 4 dicembre perchè le scelta vanno fatte insieme, bisogna condividerle con il paese e non immaginare di avere ragione mentre gli altri sono un’accozzaglia. Letta ha spiegato di essere ancora un ‘convinto europeista’, pur sostenendo che servano dei cambiamenti, a partire dal riequilibrio del ruolo della Germania.

Negli ultimi anni è stata raccontata una storia non vera: la linea dell’austerity ha caratterizzato l’Europa dal 2008 fino al 2014 ma dal 2014 da quando è arrivato Junker e con la politica espansionista di Draghi l’Italia ha avuto margini di flessibilità molto larghi e la politica di Draghi ci ha consentito di risparmiare 33 mld sul costo del debito. A forza di raccontare la storia che era cambiata l’Italia, il governo non ha fatto tutte le scelte che doveva e ora si trova davanti ad una manovra che è quella da cui noi uscimmo all’inizio della legislatura. Qualcosa non ha funzionato. La flessibilità  è stata usata male e scaricare sempre la colpa su Bruxelles è il modo migliore per aiutare i nazionalisti ma la gente poi sceglie l’originale.

 Renzi, risponde a stretto giro: ‘Negli ultimi 10 anni si sono sbagliate quasi tutte le politiche economiche, sull’austerity si sono prese misure devastanti. Fanno credere che noi avevamo margini macro migliori ma non è così, noi la flessibilità l’abbiamo stando nei parametri delle stupide regole del fiscal compact. Il deficit dei governi Monti e Letta era più alto, noi l’abbiamo tenuto più basso. Noi nel 2014 abbiamo detto basta, l’ha fatto il Pd ed il governo italiano, e abbiamo cominciato a fare un pò i matti in Ue. L’Ue è la più grande conquista del ventesimo secolo della politica mondiale  ma così com’è non funziona più, se insegue concetti sbagliati rischia di trascinare con sé la storia bella. L’Europa non può essere solo l’insieme delle regole fiscali ed economiche, anzi più queste ultime perché delle altre ce ne sono poche comuni’.

Renzi ha paventato il rischio che qualche paese possa diventare ‘un paradiso fiscale e noi l’inferno’. Se ce la mettiamo tutta l’Europa la cambiamo, ma   bisogna passare ‘dall’austerity alla cura’.

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