La direzione si riunisce, ma il clima si mostra subito teso. Basta poco per surriscaldare gli animi già accesi dei Renziani. Non fa nemmeno in tempo a prendere la parola il segretario Epifani, che indica nel 20 settembre la data dell’Assemblea Nazionale, non sciogliendo però la riserva sul congresso, sul quale si limita ad affermare che si svolgerà entro novembre, che i renziani alzano il tiro. Danno per buona la data del 24 novembre ed è subito battaglia sulla tempistica. Ma nella sala dei gruppi alla Camera, il caos era già stato preannunciato dalla gelida stretta di mano tra Renzi e Letta. La quiete prima della tempesta. Il primo a prendere la parola è, dunque, il segretario del partito: Epifani invita il Pdl a non far prevalere logiche di parte, ma aggiunge che il Pd deve essere “pronto a tutto”. A sostenere il governo, ma a tener conto anche del rischio di una sua caduta.
“Il Paese chiede oggi responsabilità e soluzioni dei problemi” ed Enrico Letta deve poter procedere “senza logoramenti e fibrillazioni”, aggiunge Epifani. Ma i veri protagonisti sono loro, i renziani. Il sindaco di Firenze ribadisce di “esser pronto a salire sulle barricate se non venisse indicata una data per il congresso”. “Sarebbe grave”, gli fa eco Matteo Richetti. Poi la suspense. Si attende dal segretario una data. Quasi costretto, Epifani annuncia che il 20 e 21 settembre si riunirà l’assemblea nazionale, che dovrà fissare le regole e ufficialmente la data. Ma aggiunge: “Confermo tutto: tempi e funzione del congresso”. Ma non nasconde lo sconcerto quando gli si chiede la data del congresso. A chi lo chiede esplicitamente, risponde Marina Sereni: “è quella del 24 novembre, indicata nella scorsa riunione della direzione”. Epifani annuisce ed i renziani si dicono soddisfatti. Ma non finisce qui. Al termine dell’assemblea viene diramata una nota in cui spiega che l’indicazione politica di Epifani è concludere i congressi locali e nazionali, “compatibilmente con le modifiche statutarie che si deciderà di adottare, entro novembre”. Tra i parlamentari si acuisce la tensione, perché il rischio che che slitti tutto a fine anno non è ancora esorcizzato. L’appuntamento dunque, è a settembre, quando verranno date indicazioni anche sulla linea da seguire nel sostegno al governo.
Ma in linea di massima un accordo c’è: primarie aperte a iscritti e chi firmi la carta d’intenti, come è stato finora. E in più una modifica statutaria per affermare che il segretario del partito non è necessariamente il candidato premier (ma non si esclude possa esserlo). Ma anche su questo, i renziani storcono il naso. Le carte verranno scoperte in Assemblea, ma nel Pd c’è qualcuno pronto a giurare che sarà battaglia. Staremo a vedere.