Pd, Martina: “Sì al congresso. Primarie a gennaio”.

“Il congresso ci sarà, faremo le primarie a gennaio”. La conferma arriva direttamente dal segretario del Pd, Maurizio Martina da Genova  partecipando ad una festa di partito.

“Il nostro percorso, che è già avviato e vedrà nei prossimi passi la manifestazione del 30 settembre in piazza del Popolo a Roma, a fine ottobre il forum per l’Italia a Milano e le primarie il prossimo gennaio”. “Più che discutere di rinvii del congresso noi dobbiamo lavorare”, dice il segretario ‘reggente’ dei Dem. Che aggiunge, “dobbiamo fare tutti insieme un passo in avanti per costruire il nostro futuro nel segno della giustizia sociale e della solidarietà”. Ma bisogna fare i conti tra correnti e spaccature interne per evitare che il Pd possa implodere per colpa propria. E’ anarchia e caos allo stesso tempo. Le correnti esistono, litigano per acquisire rendite ma non si sa per che cosa. Si è di fronte ad un puzzle che cambia immagine istante dopo istante senza sapere quale quadro si andrà a dipingere. Non si naviga nemmeno a vista. Non si naviga. Punto.  E lo si capisce da due sortite di due big dei Dem.

L’ex ministro Carlo Calenda, raccogliendo un’idea di Giuliano da Empoli, invita a cena a Renzi, Minniti e Gentiloni, nomi che contano nel partito, per fare fronte comune ma non si sa su che cosa. L’appuntamento è per martedì sera ma bisogna vedere se gli invitati ci saranno. E poi c’è Matteo Orfini che in un post su facebook si chiede se “noi possiamo ripresentarci con il Pd come funziona oggi”. Alla sua domanda risponde di no. E non poteva essere altro. “Tutti dicono di voler superare il correntismo e poi chiedono di fare subito un congresso basato su accordi tra correnti e filiere di tessere e preferenze. Bene, facciamolo. E il giorno dopo? Ricominciamo come sempre, con la minoranza che combatte la maggioranza, con un maggioritario interno distruttivo e divisivo? Pensate davvero che così la risolviamo? Beati voi”, scrive Orfini. E conclude spiegando il suo pensiero. “Se continuiamo a litigare tra noi poi non possiamo lamentarci se vincono quegli altri. E per farlo credo che dobbiamo mettere in discussione le nostre micro e macro rendite di posizione. Abbiamo il coraggio di farlo?”. Un coraggio che fino ad ora non si è visto e, chissà, se si vedrà.

 

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