“Il Pd deve rafforzare il suo profilo riformista e non deve tradire la propria missione storica: parlare a tutti gli italiani e non solo al mitologico ‘popolo di sinistra’, ammesso che si capisca cosa sia nel 2019”, dice al Foglio Andrea Romano, portavoce di Base Riformista, che venerdì e sabato terrà a Milano la sua seconda assemblea nazionale. “Credo che si cominci a intravedere il tramonto della stagione del populismo trionfante. Lo vediamo – aggiunge – in tutto il mondo, da Hong Kong alla Gran Bretagna, dalla Germania all’Italia agli Usa. Ovunque ci sono rivolte contro il populismo. La domanda che ci dobbiamo fare adesso è: come sta la sinistra nell’orizzonte post-populista? Qual è il suo ruolo? A Bologna è emerso con forza il tema della critica al capitalismo. Il mio timore è che se la sinistra italiana risolve la propria identità tutta sulla critica al capitalismo, come è sembrato a Bologna, ci condanniamo ad occupare uno spazio piccolo, residuale, subalterno. Su questo punto tra Base Riformista e quella parte della maggioranza zingarettiana che sostiene l’opportunità di una radicalizzazione anticapitalista c’è una chiara distanza culturale. Con quella visione, la sinistra rischia di avere uno spazio marginale nella sfida post-populista”.
“La sinistra italiana – sottolinea ancora Romano – può e deve costruire un nuovo patto con gli italiani, tenendo insieme da una parte il tema dei diritti – civili e sociali – e dall’altra il tema della crescita e del lavoro. Se non contrapponiamo al populismo questi due pilastri politici – che vanno tenuti insieme – non riusciremo mai a guidare la stagione post-populista. Non ci possiamo chiudere nell’angolo della critica al capitalismo. Il binomio diritti e crescita/lavoro invece parla a tutti gli italiani: da una parte i ceti urbani, dall’altra le periferie svantaggiate che non sono mai state conquistate dalla retorica ottimistica della globalizzazione. Se il populismo non è in grado di produrre crescita e lavoro, il Pd può rilanciare la propria vocazione maggioritaria non solo sul piano politicistico e della legge elettorale ma anche su quello di un’agenda culturale che sia davvero egemonica”. “Zingaretti sta facendo quello non è stato fatto negli ultimi anni: si sta prendendo cura del Pd, a livello di organizzazione e corpo politico. Questi anni ci hanno insegnato che un approccio ‘nevrotico’ alla leadership non serve e non è nemmeno accolto bene dall’elettorato. Per ora bisogna affrontare e risolvere l’agenda politica del Pd. Ci sarà un confronto politico serrato, a Bologna hanno battuto il primo colpo quelli che credono nella radicalizzazione del Pd. La risposta non è il ‘moderatismo’, ma la capacità di parlare a tutti gli italiani respingendo ancora una volta la tentazione della ‘bella sconfitta’: lo slogan ‘meglio perdere che perdersi’ non può tornare di moda a sinistra. E noi di Base Riformista ci impegneremo perché il Pd non perda la bussola”, conclude l’esponente dem.