Confronto serrato nella direzione del Pd con la minoranza all’attacco. La realtà, ha detto Roberto Speranza, è sempre più forte della comunicazione e 33 milioni di italiani hanno mandato un messaggio che così non va proprio, bisogna cambiare con umiltà, cambiare rotta radicalmente: ‘Così la sinistra non ha senso e noi non siamo più noi stessi ed il Pd è destinato a morire’. Così Speranza alla direzione del Pd invitando a vedere la rabbia, il disagio, l’inquietudine nella società e a smettere di mettere la testa sotto la sabbia. Abbiamo perso in questi anni una parte del nostro popolo, che ha preso un’altra via. Nel Pd c’è stato chi ha scelto di rappresentarli. Ora non bisogna chiudersi in se stessi, non pensare che la coalizione del referendum possa essere un nuovo soggetto politico, non votarsi al suicidio. E provare a convincere almeno una parte di chi ha votato ‘No’. Torna a parlare anche il segretario del Pd: ‘Credo sia un bel giorno quello nel quale diciamo tutti insieme buon lavoro a Paolo Gentiloni. Ci siamo assunti il compito della responsabilità, dopo aver ricevuto dagli altri partiti un diniego. Le modalità di ciò devono essere chiare, forti ed evidenti: è di una trasparenza cristallina e segno di responsabilità verso il Paese. Di che stiamo parlando: il 59 per cento è politico, allora anche il 41. Parliamo di come è l’Italia oggi, di come immaginare futuro. Il nostro disegno è stato bocciato dagli elettori. Ora bisogna aprire una riflessione, io vorrei farla nel modo più ampio possibile ma senza cedere a rappresentazioni macchiettistiche. Non sono mai sfuggito alle mie responsabilità e nei prossimi mesi in leggerezza ma con tenacia sono determinato a chiedere rispetto per la comunità. Se c’è un partito che discute, dovrà discutere di tutto, anche di come si sta insieme, anche della lealtà che ci si deve assicurare, anche della selezione della classe dirigente e delle scelte delle politiche economiche e sociali. Io credo che per questo non c’è modo migliore del congresso. Le discussioni autoreferenziali che alcuni hanno cercato di portare anche in questa sede con noi non sfondano’. Poi cita una poesia dello scrittore brasiliano Fernando Sabino: ‘Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto, dobbiamo fare: dell’interruzione, un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro. Questo è il Pd’. La minoranza Pd ha presentato nella direzione del partito un documento per mettere a verbale la richiesta di ‘discontinuità’ nell’azione di governo. Gli esponenti dell’area che fa capo a Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani annunciano il sì alla fiducia al governo Gentiloni per senso di responsabilità verso il Paese e il presidente Mattarella, ma con la richiesta di un cambiamento tangibile sulle politiche del governo. In coerenza con l’impegno che abbiamo assunto di garantire la stabilità dell’esecutivo non faremo mancare sostegno all’indicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quanto ai contenuti dell’azione di governo valuteremo la capacità di ascolto delle esigenze del Paese. Noi siamo per la stabilità. Ma oggi la stabilità è cambiamento. Via libera unanime della direzione Pd all’ordine del giorno che sostiene la scelta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di conferire l’incarico di formare il governo a Paolo Gentiloni. Dopo il voto, senza contrari né astenuti, Matteo Renzi ha dato il via all’applauso della direzione.
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