Pd tra 41-bis, Giovanni Donzelli e caso Cospito

Alla Camera il deputato Fdi Giovanni Donzelli ha svelato che quella di Cospito è in realtà una strategia finalizzata ad eliminare il regime del carcere duro concordata con boss della mafia e della camorra. In più, ha fatto i nomi dei deputati dem volati fino al carcere di Sassari per incontrare l’anarco-terrorista, chiedendo loro: state con lui o con lo Stato?

Dal Pd ad Azione fino ai Verdi, è coro unanime delle opposizioni per chiedere le dimissioni dell’onorevole FdI Giovanni Donzelli dopo le parole pronunciate  alla Camera contro il Pd in merito al caso Cospito. E con lui, nel mirino finisce anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che  ha ammesso di aver informato il vicepresidente del Copasir sulle intercettazioni tra l’anarchico e alcuni boss, intercettazioni poi utilizzate in Aula da Donzelli per attaccare i dem. “Tutto lecito”, secondo il sottosegretario, ma non per i dem che ora chiedono chiarezza al ministro Nordio.

“Abbiamo avuto conferma che l’on. Donzelli non ha avuto accesso agli atti presso il Ministero come aveva goffamente provato a giustificarsi in aula. La rivelazione deriva, per sua stessa ammissione, dall’onorevole Delmastro Delle Vedove, che, in qualità di sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap , ha accesso a informative coperte da segreto. Ne ha svelato il contenuto perché il collega Donzelli potesse usarle strumentalizzandole contro il Pd”, le parole di Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera. “Dunque – sottolinea quindi la dem -, non c’è più solo un problema Donzelli che non può restare secondo in più in un ruolo delicato come il Copasir (la sicurezza degli italiani è in pericolo se il vice presidente del Copasir è un divulgatore di notizie riservate e facendolo non si rende nemmeno conto di avere commesso un illecito). C’è anche un caso Delmastro Delle Vedove che non può restare un secondo di più al Ministero. La presenza di un soggetto che rivela le informazioni più riservate e delicatissime per la lotta alla mafia e al terrorismo non può rimanere un secondo in più a via Arenula”. “Se però la presidente Meloni non interviene allora c’è un caso Meloni perché, visti i rapporti che ha con i due, se non li invita alle dimissioni, siamo autorizzati a pensare che abbia approvato o tollerato il piano e la strategia dei due esponenti di Fratelli d’Italia”, conclude.

L’anarchico Pasquale Valitutti dalle colonne dell’Huffington Post ha promesso che «se Cospito muore gli anarchici faranno giustizia, spareranno addosso agli assassini», e la sinistra continua a tacere sul caso. Non una parola di condanna è giunta da quelle parti, sebbene sia stata richiesta esplicitamente. Anche a beneficio della chiarezza, perché – mentre fanno ammuina chiedendo la testa del deputato Giovanni Donzelli, “reo” di aver raccontato le trame di Cospito ed esponenti della mafia per tentare di affossare l’istituto del 41 bis – Pd e compagni ancora non ha risposto alla domanda posta proprio da Donzelli e, in fin dei conti, alla base della loro grande agitazione di queste ore: “State con la mafia e i terroristi o con lo Stato?”.

«Dato anche il clima di tensione che si respira in queste ore, la condanna nei confronti di simili parole dovrebbe essere unanime da tutte le forze politiche», ha rilevato  il senatore Raffaele Speranzon, chiedendo: «Dov’è invece il Pd?». «Perché non reagisce con veemenza a questo attacco verbale ai danni delle Istituzioni? La verità è che il Pd alza i toni soltanto contro Donzelli, colpevole di averli smascherati», ha quindi sottolineato il vicepresidente dei senatori di FdI, mentre è stato il suo omologo alla Camera, Alfredo Antoniozzi, a richiamare l’opportunità di un intervento della magistratura «nei confronti di Valitutti per le parole che ricordano le tristi stagioni degli anni di piombo e che fanno accapponare la pelle». «Parole che somigliano alla campagna che portò all’omicidio del commissario Calabresi e che certamente – ha concluso Antoniozzi – non ci faranno indietreggiare di un millimetro nella lotta al terrorismo e nella difesa del 41 bis contro mafiosi e criminali».

Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, invita i dem a togliersi la maschera e a parlare senza ipocrisie: «E qui casca l’asino del Pd, che chiede di lasciare al 41-bis mafiosi e terroristi, ma vorrebbe esentarne Cospito senza neppure avere il coraggio di dirlo, ma sottolineando che sta malissimo e “non bisogna farne un martire“». Non fa una grinza. Tanto più che (e Travaglio lo scrive) Cospito sta male perché si rifiuta di mangiare. E questo rende la pretesa del Pd di sottrarlo al carcere duro irricevibile.

Morale della favola: Cospito sta ricattando lo Stato, che non vi si può piegare senza perdere la faccia. Il governo sta facendo la propria parte, dosando rigore e umanità. Chi invece non la sta facendo è il Pd, i cui esponenti si sono rivelati quanto meno oscillanti. La domanda di Donzelli e l’intimazione di Travaglio restano perciò drammaticamente in piedi: state con Cospito o con lo Stato?

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