Si sta discutendo, in questi giorni alla Camera dei Deputati, la riforma del Codice della Strada. Tra le tante novità in fase di discussione c’è anche una proposta del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) che rende obbligatoria la PEC per tutti gli automobilisti, al fine di poter notificare eventuali multe e contravvenzioni tramite Posta Elettronica Certificata.
La proposta va a modificare l’articolo 80 del CdS, quello relativo alla revisione dei veicoli, e prevede che “All’atto dell’immatricolazione dei veicoli, ovvero della revisione periodica degli stessi, il proprietario comunica il proprio indirizzo di posta elettronica certificata ai fini delle notificazioni di cui all’articolo 201 ed alle disposizioni del decreto interministeriale 18 dicembre 2017“. Cioè al fine di ricevere via PEC le multe. Questa proposta del CNEL sta facendo molto parlare di sé e ha dei vantaggi indiscutibili. Dal primo ottobre, tra l’altro, molti italiani inizieranno a ricevere le multe al proprio indirizzo PEC a prescindere dalla proposta del CNEL. Cerchiamo, quindi, di fare chiarezza su come stanno le cose.
La proposta del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro parte dal presupposto che la PEC è uno strumento utile a inviare comunicazioni in modo rapido e certificato: di un messaggio PEC è possibile sapere quando è stato inviato e quando è stato ricevuto.
Inviare le multe via PEC, quindi, innanzitutto velocizzerebbe i tempi: la multa viene ricevuta molto prima ed è possibile stabilire esattamente quando. Cosa, quest’ultima, che ridurrebbe a zero i contenziosi relativi alla notifica delle multe.
Ma non solo: inviare multe via PEC è molto più economico e il risparmio sarebbe innanzitutto per l’automobilista multato, visto che ogni contravvenzione ricevuta contiene al suo interno circa 10 euro di “spese di notifica” (le multe si inviano tramite raccomandata A/R) che verrebbero tolte di mezzo.
Con il sistema attuale di notifica, inoltre, molto spesso la consegna della contravvenzione e del relativo verbale non va a buon fine e il cittadino multato riceve l’invito a recarsi alle poste a ritirare la multa. Ciò vuol dire perdere tempo, per il cittadino, oltre che intasare gli uffici postali.
Altra cosa importante da sapere è che le multe inviate via PEC vengono considerate consegnate non appena il messaggio di posta elettronica certificata viene ricevuto dall’utente nella sua casella PEC. Anche se il messaggio non viene letto, esattamente come succede oggi se non apriamo la busta contenente la multa: la notifica è valida lo stesso e i tempi per il pagamento iniziano da quel momento.
Fatta esclusione per alcune categoria di cittadini, che elencheremo tra poco, quella delle multe via PEC è oggi una proposta in discussione. Ma è praticamente certo che verrà inserita nel testo finale della riforma del Codice della Strada 2020 perché i vantaggi che porta sono decisamente superiori agli eventuali svantaggi.
Chiunque abbia una patente e un’auto, quindi, se non ha ancora una PEC farebbe bene ad aprirne una prima possibile. I costi sono bassissimi: Libero Family PEC costa solo 14,99 euro l’anno Iva inclusa, offre 1 GB di spazio per i messaggi e gli allegati e può essere usata per tutti gli scopi per i quali la PEC è obbligatoria o consigliata.
Se parliamo di notifica delle multe tramite PEC, infine, c’è un caso particolare da considerare: quello dei professionisti iscritti a un albo. Questi soggetti, dal 1° ottobre, sono comunque obbligati dalla legge ad avere un indirizzo di posta elettronica certificata per le comunicazioni professionali.
In caso di mancato adeguamento a questa norma si rischia grosso, persino la sospensione dall’albo professionale. Per questi soggetti la PEC viene equiparata al ‘domicilio digitale’ e, di conseguenza, in caso di multa gli accertatori possono notificare il verbale di contravvenzione direttamente all’indirizzo PEC comunicato dal professionista.