Si riapre la battaglia legale sui presunti abusi sessuali su minori contestati al cardinale australiano George Pell, condannato nel suo Paese a sei anni di carcere per pedofilia, con un minimo di tre anni e otto mesi da scontare in carcere, dove attualmente si trova.
L’Alta Corte di Australia ha infatti ammesso l’appello del porporato, oggi 78enne, che risponde di abusi sessuali ai danni di due coristi-chierichetti nella cattedrale di Melbourne nel 1996, ma che si è sempre dichiarato innocente.
Dopo il ricorso presentato dai legali di Pell, in seguito alla conferma della condanna, lo scorso agosto, da parte della Corte d’Appello di tre giudici dello Stato di Victoria con un voto di due a uno, l’Alta Corte, massima giurisdizione in Australia, ha annunciato di aver deciso di ammettere un ultimo appello, in seduta plenaria di sette giudici.
La Santa Sede conferma “la propria fiducia nella giustizia australiana”, ricorda che “il cardinale ha sempre affermato la propria innocenza” e ribadisce “la propria vicinanza a quanti hanno sofferto a causa degli abusi da parte dei membri del clero”.