Uomini e animali
Il sogno di Henri Russeau viene scelto per illustrare ‘Uomini e animali’. Idipinto rappresenta una giovane donna bianca nuda, sdraiata su un divano rosso, in una giungla: si tratta di Yadwigha, un’amica polacca del pittore. La attorniano vari animali – un grosso serpente arancione, alcuni uccelli, un elefante, una coppia di leoni (maschio e femmina) e un gruppo di scimmie – tutti affascinati dall’ascolto della melodia eseguita da un pifferaio indigeno; ma né essi né la giungla esistono, se non nel sogno di Yadwigha.
Nel timore che il pubblico non capisse il quadro, Rousseau scrisse una poesia per accompagnarlo, intitolata Inscrizione per “Il sogno”:
Yadwigha dans un beau rêve |
“Yadwigha in un bel sogno |
‘Chi l’ha stabilito che un pangolino, uno scarafaggio, una zanzara, un cinghiale o un virus debbano avere meno diritto di vivere rispetto a noi? Non è che l’abbaiare del cane sia privo di significato! E’ che non siamo in grado di decifrare tale linguaggio. Non è che gli animali siano meno intelligenti di noi. Noi non siamo abbastanza intelligenti da capire la loro intelligenza. Gli animali hanno un’intelligenza diversa. Non è affatto inferiore alla nostra. Dovendo scegliere di incarnarmi in un triceratopo o in un uomo non saprei davvero decidere’, la nota della scrittrice.
Siamo donne quando
“Le lacrime di Freyja”, realizzata da Anne Marie Zilberman, pittrice contemporanea francese che ha lavorato come pubblicitaria e in seguito, come stilista per alcune note case di moda, tra cui Kenzo. Anne Marie Zilberman, suo malgrado è diventata ‘famosa’ per l’erronea attribuzione del dipinto da lei realizzato, a Gustav Klimt, subito smentito, ma verosimilmente accaduto per l’assonanza di stile ed in particolare per l’utilizzo della foglia d’oro impiegata per simboleggiare le lacrime che versa la protagonista del quadro, ma anche per quell’intrinseco fascino sensuale e sognante che sprigiona il dipinto e che è presente anche nelle opere di Klimt.
La Dea Freyja, risalente alla dea mitologia nordica, nella religione tradizionale pre-cristiana dei popoli della Scandinavia, era considerata la dea della fertilità, della guerra, della seduzione e dell’amore, della bellezza e dell’oro, nonché delle virtù profetiche. Narra la leggenda che ogni volta che il marito Odur si allontana per dedicarsi ai propri doveri, la splendida elfa piange lacrime d’oro, per amore, tingendo l’alba dei suoi colori vividi. E, anche quando i due amanti si ricongiungono, al calar del sole, il pianto colora l’orizzonte di caldi toni dorati.
‘Siamo donne quando siamo disposte a sacrificare la nostra vita per generare una stella che pulsa dentro di noi;
Siamo donne quando viviamo cento vite oltre alla nostra; Siamo donne quando non possiamo permetterci il lusso di ammalarci;
Siamo donne quando il nostro capo, anche lui figlio di una donna, bruciato ogni ricordo della sua infanzia, ci considera un peso se siamo assorte nelle nostre preoccupazioni familiari o se aspettiamo l’ennesimo bambino;
Siamo donne nel silenzio del dolore, nel confine incerto di un sorriso che vuole mascherarlo, quando nostro marito ci picchia e ci umilia;
Siamo donne quando perdiamo un figlio per qualsiasi ragione e troviamo la forza di non lasciarci morire;
Siamo donne quando portiamo la nostra croce senza lamentarci mai;
Siamo donne quando, sole al mondo, rifiutiamo di sottometterci ai ricatti e alle meschinità pur di elemosinare un lavoro;
Siamo donne anche quando, sopraffatte dalla paura, non ne abbiamo il coraggio;
Siamo donne quando non pretendiamo dall’Uomo più di quanto ci spetti;
Siamo donne quando pretendiamo il massimo dalla vita, perché ci spetta per diritto di nascita;
Siamo donne quando per campare accettiamo il più umile dei lavori;
Siamo donne quando cadiamo e ci rialziamo, dopo essere state schiacciate da tutte quelle insegne del potere che sono un insulto alla verità, alla giustizia e alla dignità;
Siamo donne quando non permettiamo che qualcuno calpesti la nostra intelligenza o ci neghi la libertà; Siamo donne quando invecchiamo e ci rottamano in qualche triste ospizio;
Siamo donne quando sulla nostra lapide nessuno porta un fiore;
Siamo Donne, Anima, Madre, Materia nello spirito, Spirito nella materia, Sophia, Conoscenza, Matrice. Siamo la colla di qualsiasi tela di ragno, ali di farfalle che nessuno può imprigionare.
Siamo sempre vincenti’, dice la nota tenue, umile ed elegiaca della giornalista che accompagna la tela.
Gioco
Arearea di Paul Gauguin accompagna queste parole: ‘ Noi (gli esseri umani) siamo delle storie che servono ad animare il gioco.
Siamo il giocattolo di Dio. Lui si trastulla e noi siamo prigionieri all’interno di un gigantesco videogame.
E poi un giorno ci sveglieremo e realizzeremo che siamo solo dei giocattoli. Che il tempo, il tempo degli umani intendo, non ha un inizio e non ha una fine. Corriamo come in una ruota per criceti. Quando moriamo è solo perché abbiamo esaurito l’energia o perché ci hanno ammazzato sotto varie forme, come in un videogioco, ma più articolato.
E di volta in volta saliamo o scendiamo al livello successivo o inferiore, in base alla nostra abilità di giocare.
Chi supera le difficoltà, accede a un livello superiore. Solo questo. E i creatori di videogiochi secondo me l’hanno capito bene!
Dio vuole solo che noi animiamo e teniamo pulito il suo giocattolo.
Inoltre, nel creare il gioco Dio ha gettato su di noi alcune gemmazioni del suo intelletto, così come fosse sale, in ordine sparso, per potersi svagare con degli esseri “coloriti”, in grado di creare qualche diversivo all’interno di una noiosa ruota.
C’è chi ha una più alta concentrazione di sale e chi meno. È un fattore del tutto casuale. Sarà per questo che si dice avere del “sale in zucca?”
Alla sofferenza fisica si può porre rimedio con dei potenti antidolorifici, l’unico modo per guarire l’anima è rendersi conto che è tutto un gioco e che siamo fatti della stessa sostanza del Creato. E che se siamo storpi è solo una “possibilità”, non è giusto o sbagliato. Dio ha voluto degli esseri così, proprio perché magari gli piacevano…
La vita è un bellissimo gioco. Il vero problema è che abbiamo preso tutto sul serio. Ognuno inoltre è libero di scegliere il gioco che preferisce. Alla fine ritorneremo a essere polvere. Tanto vale giocare a essere felici.
Hai giocato? Ti sei divertito? Hai creato? Solo questo importa.
Purché tu sia consapevole di far parte del gioco dell’Uno. E se hai utilizzato il denaro per giocare, divertirti a creare, non ti devi vergognare di averne ricevuto tanto. Ricordati che la vita è un gioco ma intanto vivila.
Il mio motto è “sul serio e per gioco”.
Prima il piacere e poi il dovere. Se fai qualcosa che ti piace, hai energia a sufficienza per affrontare quello che non ti piace. Viceversa, se inizi a fare quello che non ti piace, non avrai energia a sufficienza per godere pienamente di ciò che ti piace’.
Da notare che la tela scelta vede l’utilizzo del termine ‘Arearea’, che ha il significato di ‘felicità’, di ‘giocosità’, indispensabili per ricordarti che ‘la vita è un gioco ma intanto vivila…’.
Roberto Cristiano
(continua…)