Mentre a Bruxelles si tratta sulla manovra e su come ridurre alcune voci per evitare la procedura d’infrazione, sono inevitabilmente Reddito di cittadinanza e Quota 100 ad essere interessate a possibili revisioni. E’ apparso chiaro lunedi, quando l’economista in quota Lega Alberto Brambilla aveva lasciato emergere l’ipotesi di una Quota 100 che in realtà diventa 104. Il dibattito prosegue serrato, ed ora l’ipotesi più probabile è quella di una Quota 100 per tre anni, fino al 2021, sostituita poi dalla pensione anticipata con 41 anni di contributi, con ogni probabilità attraverso emendamenti alla Legge di Bilancio.
Come funziona
Restano i paletti minimi a 62 anni di età e 38 anni di contributi, da rispettare entrambi (quindi, con 61 anni di età e 39 anni di contributi, niente quota 100). Si prevedono quattro finestre trimestrali annue di uscita, che nel 2019 saranno però solo tre (a partire da aprile). Divieto di sommare redditi dal lavoro fino al compimento dei 67 anni (l’età pensionabile). Sembra che l’intenzione del Governo sia però quella di prevedere la quota 100 solo fino al 2021. Successivamente sarà sostituita dalla quota 41, che consentirà di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Anche quest’ultima è una misura prevista dal contratto di Governo, e in base a queste ultime indiscrezioni sarebbe quindi destinata a venire attuata nella seconda parte della legislatura.
Pubblico/provato
La finestra trimestrale di uscita sembra destinata a valere solo per il privato, i dipendenti pubblici potranno invece scegliere solo due finestre di uscita annuali, con cadenza semestrale.
La risposta definitiva arriverà nelle prossime settimane, quando il Governo presenterà la proposta definitiva di Riforma Pensioni (l’ipotesi attuativa al momento più gettonata è quella della presentazione di un emendamento alla Legge di Bilancio in Senato).