Pensione: Quota 100 o Opzione Donna, le differenze di importo

La riforma delle pensioni mette alcune categorie di lavoratori (e nel caso specifico lavoratrici) davanti ad un ‘gender gap’ simile a quello riguardante i salari: Opzione Donna e Quota 100, infatti, configurano fra loro differenze sostanziali in termini di assegno pensionistico.

Se Opzione Donna comporta infatti una decurtazione della pensione che può arrivare al 30%, Quota 100 richiede requisiti di accesso stringenti ma non ha penalizzazioni sull’assegno. Risultato: le donne riceveranno una pensione ridotta (poichè si applica il calcolo contributivo), mentre gli uomini che optano per la quota Quota 100 (la maggioranza della platea) potranno ritirarsi senza tagli e con un incremento degli importi percepiti nell’intera durata del pensionamento.

Una differenza, catalogabile sotto la voce ‘differenza di genere’, rilevato dal centro studi Itinerari Previdenziali nel suo report dedicato alla riforma pensioni (dl 4/2019), e ripreso dal sito delle piccole-media imprese pmi.it.

Quote a confronto

  • Quota 100 richiede come requisito minimo 62 anni di età e 38 anni di contributi.
  • Opzione Donna richiede 58 o 59 anni di età (dipendenti o autonome) e 35 anni di contributi.Trasformando questi requisiti in una “quota”, ovvero sommando età e contribuzione, si rileva come il requisito minimo per l’Opzione Donna sia a quota 93-94. E può anche salire visto che possono scegliere l’Opzione anche le lavoratrici fino a 63 anni che non hanno potuto usufruire delle precedenti opzioni.

Assegni a confronto

  • Opzione Donna prevede il calcolo interamente contributivo della pensione: in cambio della possibilità di ritirarsi in anticipo, si accetta un calcolo decisamente meno favorevole, con un taglio sull’assegno che può arrivare anche al 30%.
  • Quota 100 consente di mantenere il calcolo della pensione retributivo o misto a seconda dei requisiti, senza alcuna penalizzazione.

Secondo gli esperti di Itinerari Previdenziali: “la differenza tra la pensione di Quota 100 di un retributivo e Quota 96 di opzione donna (cioè solo 4 punti in meno) non giustifica affatto questa enorme differenza di importo che supera il 35% a favore della Quota 100”.

Probabilmente, si legge nel report curato da Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Laura Neroni: “a molte lavoratrici sarebbe convenuto aspettare 3/4 anni per arrivare a Quota 100 con la pensione piena per sempre”.

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