Pensioni, allarme sanità: con quota 100 via oltre 25mila medici

La quota 100 che il governo vuole introdurre per riformare la legge Fornero potrebbe creare non pochi problemi alla sanità pubblica, con l’uscita di molti medici che non potranno essere sostituiti dai giovani. Le corsie degli ospedali rischiano così di svuotarsi all’improvviso. A lanciare l’allarme è il sindacato dei medici Anaao Assomed, che invita ad “aprire una stagione di assunzioni“.

Nella sua analisi, infatti, il sindacato rileva come “attualmente superato lo scalone previdenziale creato dalla Fornero nel 2011, i medici e i dirigenti sanitari abbandonano il lavoro con una età media di 65 anni, grazie anche ai riscatti degli anni di laurea e specializzazione. La riforma determinerà in un solo anno l’acquisizione del diritto al pensionamento di ben 4 scaglioni, diritto che verrà largamente esercitato visto il crescente disagio lavorativo legato alla massiccia riduzione delle dotazioni organiche”.

Oggi, ricorda il sindacato, vanno in pensione i nati nel 1952/1953. “La curva demografica, elaborata e diffusa dall’Anaao Assomed fin dal 2011, mostra che con quota 100 l’uscita interesserà in pochissimo tempo i nati tra il 1954 e il 1957, più di 25mila tra medici e dirigenti sanitari, coincidendo con la parte della curva con le frequenze più alte. Non basteranno i giovani neo specialisti a sostituirli, ma soprattutto è a rischio la qualità generale del sistema, perché i processi previdenziali sarebbero così rapidi e drastici da impedire il trasferimento di esperienze e di pratica clinica. Si tratta, infatti, di conoscenze e di capacità tecniche che richiedono tempo e una lunga osmosi tra generazioni professionali diverse”.

Nella nota sindacale c’è un appello al Governo: “Non è più sufficiente garantire che non ci saranno tagli né taglietti per la Sanità. Chi ha responsabilità di governo ha il dovere etico di spiegare come intende affrontare il fenomeno descritto, sia ai colleghi che rimarranno al lavoro in condizioni organizzative sempre più precarie, sia ai cittadini che hanno diritto a cure tempestive, di qualità e sicure”.

 L’emorragia è già iniziata: “Il conto annuale dello Stato – riporta Anaao Assomed – mostra che dal 2010 al 2016 i medici e i dirigenti sanitari in servizio sono diminuiti di oltre 7.000 unità. Questo ha permesso alle Regioni una riduzione delle spese per il personale che limitatamente al 2016 ammonta a circa 600 milioni di euro. Diversi miliardi, se il calcolo viene effettuato dal 2010 ad oggi”.

 “E’ necessario aprire una grande stagione di assunzioni in sanità – sollecita dunque Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed – eliminando l’anacronistico blocco della spesa per il personale introdotto dal Governo Berlusconi/Tremonti nel 2010. Ma, soprattutto, bisogna dare una risposta al disagio oramai insopportabile che pervade tutte le strutture sanitarie pubbliche e che induce alla fuga verso il pensionamento, considerato come un ‘fine pena’, o verso la sanità privata, alla ricerca di posti di lavoro più remunerativi e meno logoranti”.

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