Il piano taglia-pensioni d’oro punta sempre più a dare una sforbiciata a quelle da 4mila euro netti mensili in su. La soglia dei 5mila, indicata originariamente, appare troppo alta per garantire risparmi adeguati. In sostanza, solo se viene ridotto il tetto dal quale far scattare la penalità si può ipotizzare un incasso superiore al miliardo, mentre la proposta base porterebbe a poco più di 115 milioni di incassi. I destinatari dell’intervento passerebbero da circa 30mila a oltre 100 mila.
A tradurre in numeri e norme l’indicazione politica del Contratto tra Lega e 5 Stelle e, soprattutto, il ripetuto annuncio del ministro Luigi Di Maio è un gruppo di lavoro del quale fanno parte il giuslavorista Pasquale Tridico e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, da sempre schierato per l’intervento sulle pensioni più elevate calcolate con il retributivo.
Boeri è il teorico del ricalcolo contributivo delle pensioni, oltre che dei vitalizi degli ex parlamentari. In pratica, si dovrebbero ricalcolare con il metodo contributivo (che mette in relazione l’importo dell’assegno con i contributi versati) tutte le prestazioni di importo elevato liquidate nei decenni passati e far scattare un contributo sulla parte squilibrata. Il numero di pensionati sopra quella soglia è di circa 30mila persone.
Lo squilibrio prestazione/contributi si aggirerebbe intorno al 5-6 per cento. Il taglio ammonterebbe a circa il 5 per cento dell’intera pensione: su una pensione di 5.837 netti, la quota tagliata sarebbe di 284 euro netti mensili. In totale l’incasso sarebbe di circa 115 milioni di euro