Pensioni, due nuove proposte dal governo. Nuovo tavolo martedì. Sindacati divisi, Cgil: ‘Mobilitazione’

Il governo ha messo sul tavolo di confronto con i sindacati altre due proposte per arricchire il pacchetto sulle pensioni. I sindacati appaiono divisi sulla valutazione ed è stato deciso di convocare un nuovo confronto per martedì 21.

Presenti al tavolo i ministri dell’Economia, del Lavoro e della Pa, Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti e Marianna Madia.

Il governo ha illustrato e consegnato un documento di tre cartelle ai sindacati che si sono riuniti per valutarlo, facendo riprendere il confronto dopo poco più di un’ora.

Delle due novità presentate dal governo la prima riguarda l’estensione delle esenzioni dall’aumento di cinque mesi delle categorie definite gravose anche alle pensioni di anzianità (e non solo alle pensioni di vecchiaia); la seconda l’istituzione di un fondo per i potenziali risparmi di spesa con l’obiettivo di consentire la proroga e la messa a regime dell’Ape Sociale.

Nella revisione strutturale del meccanismo di calcolo della speranza di vita a cui si adegua l’età pensionabile, dal 2021 si potrebbe considerare non solo la media del biennio confrontato con il precedente (e non più lo scarto secco) ma anche fissare un limite massimo di tre mesi per ogni futuro rialzo. Se si dovesse registrare un incremento superiore, sarebbe riassorbito nell’adeguamento successivo. Lo prevede il documento presentato dal governo ai sindacati, visionato dall’Ansa. L’obiettivo: garantire un andamento più lineare.

 Il governo concorda con le organizzazioni sindacali sulla necessità di continuare il confronto anche nella prossima legislatura, al fine di affrontare le altre problematiche individuate nel documento del 28 settembre 2016 con i sindacati. Lo si legge nel testo presentato ai sindacati come ‘impegno’. Un percorso, prosegue, nel rispetto dei vincoli di bilancio e della sostenibilità di medio-lungo termine della spesa pensionistica e del debito, a partire dalle misure atte a garantire la sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici dei giovani nel regime contributivo e a riconoscere il valore sociale del lavoro di cura e di maternità svolto dalle donne.

Al termine dell’incontro odierno la leader della Cisl, Annamaria Furlan ha parlato di ‘proposte coerenti’ e il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, ha visto nelle proposte ‘alcuni punti positivi e altri da correggere. Ma la ‘numero uno’ della Cgil, Susanna Camusso, conferma la valutazione di ‘grande insufficienza’ sulle proposte e, di fronte alla indisponibilità del governo ad affrontare le ingiustizie del sistema, ribadisce l’intenzione di procedere verso una mobilitazione: ‘Dal punto di vista degli impegni assunti dal governo nel settembre 2016 rispetto alla fase due, le distanze mi paiono evidenti. Il governo non dimostra nessuna disponibilità su quello che avevamo chiesto. C’è un quadro di grande distanza rispetto agli impegni presi. E la nostra valutazione di grande insufficienza viene confermata, siamo davanti a un quadro che non risponde alle nostre richieste’.

 Gentiloni aveva definito il pacchetto di proposte molto rilevante: ‘Abbiamo deciso di arricchire il pacchetto di provvedimenti che vi avevamo proposto la settimana scorsa con altre misure di un certo peso.  In particolare: l’estensione dell’esenzione per le 15 categorie anche per le pensioni di anzianità e non solo per quelle di vecchiaia. Ed in secondo luogo l’istituzione attraverso una norma di un fondo con potenziali risparmi di spesa per consentire la  proroga e la messa in regime dell’ape sociale, al termine del periodo di sperimentazione’.

Il Governo ritiene di avere fatto uno sforzo, afferma il ministro Padoan, con un pacchetto importante che contiene misure che migliorano la posizione pensionistica dei lavori, e raccoglie con rammarico il fatto che i sindacati hanno opinioni diverse sulla bontà pacchetto proposto: la Cisl, ce ne rallegriamo, ha espresso condivisione, la Cgil invece ha un’opinione di segno opposto, una posizione intermedia da parte della Uil

Per andare in pensione in anticipo rispetto all’età di vecchiaia (con l’ex pensione di anzianità, oggi pensione anticipata) dal 2019 saranno infatti necessari 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne per via dello scatto conseguente all’adeguamento dell’aspettativa di vita, cresciuta di cinque mesi. Al momento per l’uscita anticipata verso la pensione ci vogliono invece 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.

La nuova proposta del governo allarga, quindi, lo stop già proposto per le 15 categorie di lavori gravosi, per i quali è stata già prospettata l’esenzione dall’aumento (sempre di cinque mesi) dell’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019. Ad oggi invece l’età pensionabile è fissata a 66 anni e 7 mesi.

L’apertura del governo viene soltanto parzialmente incontro alle richieste dei sindacati che nei giorni scorsi avevano sollecitato da un lato l’estensione della platea dei salvaguardati, non solo quindi alle 15 categorie, dall’altro l’invito a considerare lo stop all’incremento anche per le pensioni cosiddette di anzianità.

 

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