Pasquale Tridico, President of Italian National Institute of Social Security (INPS) during the State of the Union conference organized by the European University Institute in Florence, Italy, 2 May 2019 ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

Pensioni, è allarme Quote: perché non piacciono all’Inps

Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, boccia il sistema delle Quote per la riforma delle pensioni, parlando del tasso di attività e delle nuove misure

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha sottolineato l’importanza di evitare di far calare ulteriormente il rapporto tra la popolazione attiva e il numero degli occupati con una riforma delle pensioni attraverso il sistema delle Quote. Intervenuto nella trasmissione 24 Mattino, in onda su Radio 24, il numero uno dell’istituto previdenziale ha spiegato cosa avverrà nei prossimi mesi e quale dovrebbe essere la ricetta per evitare il peggioramento delle condizioni dei lavoratori italiani e dei pensionati.

Tridico contro le Quote delle pensioni

Pasquale Tridico ha spiegato che attualmente il rapporto tra la popolazione attiva, ovvero le persone in età lavorativa, e gli occupati, ovvero chi ha effettivamente un contratto di lavoro, è di 1,4. Nei prossimi 10 anni scenderà a 1,3, con un trend demografico che rischia di gravare ulteriormente sul sistema pensionistico. E di arrivare a un rapporto di 1 a 1.

Negli ultimi quattro anni, dal 2019 a oggi, ha sottolineato il presidente dell’Inps, la popolazione attiva è diminuita di ben 800 mila unità, passando da 38,4 a 37,2 milioni di residenti attivi. Un dato preoccupante, secondo Pasquale Tridico, che rappresenta un grave danno per tutta l’economia italiana e la sostenibilità dell’apparato previdenziale.

Con meno persone in età lavorativa, compresa cioè superiore ai 15 anni e inferiore a quella del pensionamento anagrafico, introdurre ancora nuove quote per le pensioni potrebbe rappresentare un rischio, con il famoso effetto imbuto per cui le nuove generazioni rischierebbero di non vedere mai ripagati i propri sforzi con la pensione.

Soddisfazione per il decreto Dignità

Il presidente dell’Inps si è anche soffermato sul tema dell’occupazione e sulla ripresa dei contratti a tempo indeterminato, che dipendono dall’efficacia del decreto Dignità. Quest’ultimo prevede delle specifiche ragioni per assumere a tempo determinato, e se l’azienda non le ha, deve assumere obbligatoriamente a tempo indeterminato, come previsto dalle normative dell’Unione Europea, come forma di lavoro prioritario.

Il decreto Dignità è stato sospeso per ben due anni a causa della pandemia di Covid, contribuendo alla creazione di un vero e proprio Far West contrattuale, in cui i datori di lavoro hanno avuto campo libero per difendere i propri interessi, spesso sulle spalle dei lavoratori. Dallo scorso autunno il decreto Dignità è tornato attivo, riprendendo la sua efficacia.

Le criticità di Mia rispetto al vecchio RdC

Spazio anche per la trasformazione del reddito di cittadinanza nel Mia, di cui vi abbiamo parlato qua. Pasquale Tridico ha sottolineato l’importanza di queste misure come strumento fondamentale per il contrasto della povertà per coloro che sono considerati “non occupabili”. Ma ha evidenziato la necessità di lavorare sulle politiche attive e di inclusione, dato che molte iniziative in questo senso non sono state sviluppate dai Comuni e dai centri per l’impiego.

Il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea e che tutti coloro che si trovano al di sotto di una certa soglia di reddito hanno diritto a ricevere un sostegno economico. Per le norme comunitarie la perdita del sussidio in concomitanza con la perdita del lavoro potrebbe rappresentare un punto di criticità, e quindi andrebbero riviste le regole.

Ha però espresso soddisfazione per la spinta in favore dell’inclusione sociale e delle politiche attive, auspicando un impegno sempre maggiore da parte del Governo e delle istituzioni per sviluppare iniziative efficaci in questo ambito e far aumentare il numero di occupati per sostenere la prossima riforma delle pensioni, spiegata qua. Bisognerà insomma evitare quanto già accaduto con il disastro delle baby pensioni, ricostruito qua.

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