Nessun dietrofront sul meccanismo dell’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita ma via a un tavolo per esentare dall’automatismo le categorie di lavori gravosi. E’ il risultato dell’incontro di ieri a palazzo Chigi tra governo e sindacati sull’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Intanto sono già stati presentati emendamenti bipartisan al decreto fiscale che prevedono il rinvio del decreto direttoriale sull’innalzamento dell’età pensionabile. La partita dunque resta aperta e il confronto va avanti.
‘Il principio dell’adeguamento dell’età alle aspettative di vita resta confermato in quanto considerato pilastro del meccanismo previdenziale e insieme ai sindacati abbiamo stabilito un tavolo tecnico che sarà anche politico sulla possibilità di distaccare le categorie assoggettate a lavori gravosi dal meccanismo automatico di regolazione’, ha spiegato Padoan.
A quanto si apprende, il premier Paolo Gentiloni avrebbe spiegato ai sindacati la posizione del governo: ‘La premessa è non superare i principi generali della norma sull’aspettativa di vita. Quei principi rimangono validi e non possono essere messi in discussione per la credibilità internazionale del paese. Possiamo però discutere con le parti sociali di situazioni specifiche eventualmente da correggere per sottrarre alcune categorie all’automatismo in ragione della gravosità di alcuni mestieri individuando queste fasce di lavoro, con la sostenibilità economica’.
L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita non è una decisione di questa legge di bilancio. E’ una norma varata dai governi precedenti che è già stata attuata due volte in questi anni. Il Parlamento è naturalmente sovrano ma noi non escludiamo che si possa correggere qualcosa in un tavolo tecnico di confronto con le parti sociali, avrebbe detto Gentiloni disegnando il percorso che potrebbe portare ad una rivisitazione dell’aumento automatico dell’età pensionabile legato all’aumento delle speranze di vita.
Il leader Cgil Susanna Camusso, al termine della riunione, ha annunciato che il nuovo incontro con il governo è stato fissato per il 13 novembre. Un incontro tecnico ma anche politico, ha sottolineato, in cui si conosceranno le cifre concrete e le intenzioni reali. Verificheremo cioè se ci sarà una vera disponibilità a cambiare i meccanismi sull’aspettativa di vita oppure no e se ci sarà bisogno di scegliere altre strade per ottenere risposte anche su altri temi, ha detto confermando come il tavolo di confronto non ferma comunque l’iniziativa sindacale.
Il segretario della Uil Carmelo Barbagallo ha spiegato che il ministro Padoan sul tema delle pensioni ha posto dei paletti tutti da verificare’.
Per il segretario della Cisl Anna Maria Furlan individuare un meccanismo ad hoc per adeguare l’età pensionabile all’aspettativa di vita per i lavori gravosi è l’obiettivo da raggiungere nell’incontro che si terrà con il governo il prossimo 13 novembre: ‘Ce la metteremo tutta per trovare una soluzione, partendo dal presupposto che ‘ci sono lavori assai gravosi e pericolosi, per cui l’aspettativa di vita è molto più bassa della media Istat”.
Il premier Paolo Gentiloni per evitare un nuovo lacerante scontro con Matteo Renzi e il suo partito e, insieme, un’imboscata parlamentare, tenta la via di un difficile accordo con il sindacato su alcune correzioni del congegno (come la cadenza triennale e non biennale degli scatti) e sull’esclusione dall’automatismo, da subito e fino al 2026, per le 11 categorie (con l’aggiunta di qualcun’altra) di lavori gravosi interessati dall’Ape social: correttivi minimali che potrebbero riguardare non più di 20mila persone l’anno.
I leader sindacali fanno buon viso a cattivo gioco, in vista di un nuovo round negoziale in programma per il 13 novembre.
Il punto è che Padoan appare disposto a concedere ben poco: il mantenimento dell’adeguamento triennale dei requisiti alla speranza di vita, mentre dal 2019 sarebbe dovuto diventare biennale; l’estensione al 2019 dell’Ape social e l’esenzione dal meccanismo della speranza di vita dei lavoratori delle 11 categorie (operai edili, autisti di gru e di macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti e camion, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici), con l’aggiunta magari di marittimi e operai agricoli e siderurgici.
Il problema, però, va ben oltre le deroghe. E Gentiloni lo sa bene, perché la stragrande maggioranza del Parlamento e tutto il Pd spingono per un rinvio della decisione a dopo le elezioni. Da qui il tentativo di stringere un accordo con il sindacato da tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio che disinneschi gli emendamenti già presentati: ‘I principi generali della norma restano validi pena la credibilità internazionale del Paese. Il Parlamento certamente è sovrano, ma non escludiamo si possa correggere qualcosa al tavolo con le parti. Possiamo discutere subito di categorie specifiche, individuando i lavori più gravosi, e ragionare anche sui metodi di calcolo dell’aspettativa, fatta salva la sostenibilità finanziaria’.