Roma. Le pensioni dei sindacalisti sono in media più vantaggiose di quelle dei lavoratori dipendenti. A denunciarlo è un’indagine effettuata dall’Inps intitolata “Porte aperte” che l’istituto presieduto da Tito Boeri ha avviato da alcuni mesi. L’indagine dimostra che i sindacalisti, godono di regole contributive e previdenziali diverse dagli altri lavoratori, perché possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio), da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché, possono prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose. Il risultato è che, le pensioni dei sindacalisti in questo modo sono più vantaggiose di quelle dei lavoratori dipendenti, grazie alla possibilità del cumulo della contribuzione figurativa con quella dell’impegno nei sindacati. I sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco sindacale hanno infatti diritto nel periodo di assenza dal lavoro all’accreditamento dei contributi figurativi, ma spesso per lo stesso lasso di tempo, hanno versati anche contributi dal sindacato. Per i dipendenti del pubblico, possono essere applicate le regole precedenti al 1993, con il calcolo dell’assegno agganciato all’ultima retribuzione percepita. In pratica se anche a questa categoria venissero applicate le norme che valgono per tutti gli altri lavoratori gli assegni si ridurrebbero, in maniera considerevole, in media del 27% con punte che possono arrivare anche al 66% nel caso di un pensionato che arriva a percepire 110 mila euro anziché 40 mila. Le banche dati dell’Inps, con cifre aggiornate al 2013, evidenziano che ci sono 2773 lavoratori in aspettativa non retribuita nel settore privato e 748 nel pubblico, oltre a 1045 dipendenti in distacco. L’Inps sottolinea anche che per compensi per attività sindacale non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore l’organizzazione sindacale, non paga mai alcun contributo. I contributi sulla retribuzione figurativa del lavoro, sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza, quindi della collettività dei lavoratori contribuenti della gestione. La Cgil a quanto dichiarato dall’Inps non ci sta e sottolinea, che il sindacato non fa altro che rispettare le leggi, affermando che non vi è nessuna condizione di privilegio. La Uil invece definisce i dati dell’indagine come notizie imprecise, affermando che l’Inps, esprime una valutazione generica, da far sospettare che l’intento sia di generare discredito.
Fabio D’Amora