Fra i vari dossier urgenti che attendono il nuovo governo c’è anche quello delle pensioni. In assenza di una riforma organica sull’anticipo pensionistico entro la el 2022, come noto, si tornerà al regime della legge Fornero, pura criptonite per Matteo Salvini. Ma la coperta è corta, le risorse e il tempo a disposizione scarseggiano, il caro bollette e la crisi energetica rischiano di mettere in secondo piano le questioni previdenziali, anche se il presidente del Consiglio in pecore Giorgia Meloni sa bene che non si tratta di un argomento eludibile.
Al momento sul tavolo ci sono quattro ipotesi di riforma, cui si aggiunge la ventilata idea della Meloni di una ‘Opzione Uomo’ che preveda un’uscita anticipata con il 30% di penalizzazione sull’assegno. Vediamole in dettaglio.
Quota 41
E’ la quota per i contributi che indicherebbe un nuovo intervento legislativo. Potrebbe essere ancorata a una soglia anagrafica per ridurne i costi, stimati nella versione senza vincoli d’età in almeno 4 miliardi già il primo anno.
Penalizzazioni e premi
Un’altra opzione è quella di prevedere uscite con 62 anni e 35 anni di contributi e penalizzazioni della quota retributiva sotto il limite dei 66 anni. Al contrario, superando i 66 anni ci sarebbero dei premi.
Opzione Donna ‘corretta’
Un altro intervento possibile è la correzione della cosiddetta ‘Opzione donna’. Pensione a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) e 35 di contribuzione vincolato però al ricalcolo contributivo dell’assegno (e conseguente riduzione media dell’importo del 20- 25%). L’ipotesi prevederebbe anche l’estensione agli uomini, partendo però da 62 anni come soglia minima.
Proroga e nuova riforma
In questo caso, si prevede la proroga immediata di ‘Opzione donna’ e ‘Ape sociale’ ma intervenendo successivamente, dopo un confronto con i sindacati, con un decreto ad hoc per riformare le pensioni.
Meloni e Opzione Uomo
Mentre rallentano le pensioni avviate con Opzione Donna, l’idea di Giorgia Meloni sarebbe quella di una Opzione Uomo, che permetterebbe da una parte di mantenere le promesse elettorali di Fratelli d’Italia su una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, dall’altra di realizzare una riforma senza compromettere in maniera eccessiva i conti pubblici. L’ipotesi si aggiungerebbe alla proposta di riforma previdenziale avanzata dalla Lega che invece prevede la cosiddetta ‘quota 41’.
L’esecutivo di Mario Draghi aveva infatti indicato la via dell’estensione di “Opzione donna”, per quella che nei primi tavoli con le parti sociali era chiamata appunto “Opzione tutti”. La sostanza non cambia: l’idea è di consentire ai lavoratori flessibilità in uscita rinunciando alla pensione completa così da mettersi in pari con le nuove generazioni, già tutte con il sistema contributivo.