Stangata in arrivo per quel che riguarda le pensioni? Secondo il sito formiche.net il rischio è che dopo l’estate i pensionati possano essere ‘colpiti’. La fonte sostiene che il coronavirus abbia di fatto gonfiato i conti correnti dei risparmiatori, impossibilitati nel medio-lungo periodo della pandemia ad andare a mangiare al ristorante, frequentare cinema e teatri, concedersi una vacanza dall’altra parte del mondo. Ma questo cosa c’entra con le pensioni?
Secondo Bankitalia, nel nostro Paese “il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (da 2,8 a 9,2%), contrariamente a quanto era accaduto durante le due precedenti crisi”. Per la Banca d’Italia la crescita è legata appunto all’impossibilità di spendere. Impossibilità causata dal lockdown e dalle restrizioni varie. La situazione economica avrebbe poi consigliato più cautela nelle spese a fronte dei rischi di redditi, ma anche di contagio (per esempio, dopo la riapertura dei ristoranti non tutti sono tornati a sedersi a tavola fuori, per paura del virus).
Qui entrerebbero in gioco i fondi pensione. Formiche.net ha ricordato che la partecipazione ai fondi pensione oggi è incentivata in due modi:
- fino a un versamento pari a 5.164 euro l’anno, il contributo al fondo è deducibile dal reddito (dunque, cambia a seconda del reddito e dell’aliquota marginale che versa il beneficiario);
- le prestazioni in rendita e capitale sono tassate con un’aliquota sostitutiva tra il 9% e il 15% (in base agli anni d’iscrizione al fondo), così da incoraggiare la permanenza.
Questo significa che se paga un’aliquota del 39% o del 43% sul suo reddito e pensione di base, questi fruisce di un’aliquota tra il 9% e il 15% sulla sua pensione complementare o integrativa. Nella proposta di riforma tributaria, l’aliquota sostitutiva sparisce e il reddito da pensione complementare o integrativa verrebbe semplicemente sommato: il rischio è che tantissimi pensionati subiscano un aumento dell’aliquota marginale.
In sostanza, Formiche.net avverte che in futuro i pensionati rischieranno un crollo del reddito “quando andranno in quiescenza”. Mentre invece i fondi dovrebbero essere protetti. In Italia, sottolinea la fonte citando l’ultimo rapporto della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, “gli iscritti alla previdenza integrativa sono 8,4 milioni, per un tasso di copertura del 33% sul totale della forza lavoro (rispetto al 60%-80% nei Paesi nordici ed in Gran Bretagna)”.
Senza dimenticare che “per missione e statuto i fondi pensione investono i loro attivi in operazioni a lungo termine (e a basso rischio), contribuendo così al capitale sociale e allo sviluppo del Paese”.